News & Salento
Gli “Alla Bua” presentano “Scattuni”
Sabato 8 maggio, presso il Teatro Politeama Greco di Lecce, il gruppo salentino Alla Bua presenterà ufficialmente “Scattuni”, nuovo lavoro discografico composto da tredici brani originali di musica popolare,
Sabato 8 maggio, presso il Teatro Politeama Greco di Lecce, il gruppo salentino Alla Bua presenterà ufficialmente “Scattuni”, nuovo lavoro discografico composto da tredici brani originali di musica popolare, firmati da Pierpaolo Sicuro e Dario Marti, con testi di Gigi Toma. La serata (inizio ore 21, ingresso 3 euro + 2 dp) sarà aperta dalla proiezione del video clip del brano Lucernaru, primo singolo del cd. “Lucernaru” è un brano originale su testo tradizionale, proveniente da una filastrocca mai musicata. Un brano intenso e ricco di un nuovo sound, non ricercato, assolutamente spontaneo. Al video, diretto dal regista salentino Luciano Schito (affiancato dalla troupe dello studio Difoto di Perugia), hanno partecipato (e si esibiranno nel corso della serata) le ballerine del centro danza “Scarpette Rosa” di Rosita Corsano e della nuova compagnia di Ada Metafune. Subito dopo sul palco insieme agli Alla Bua suoneranno il musicista e cantante inglese Phil Edmonds, il trombettista salentino Walter Santoro e la cantante popolare toscana Giuditta Scorcelletti. Il gruppo Alla Bua nasce dalle esperienze più tradizionali della cultura musicale salentina. Dalle ronde della storica festa di San Rocco a Torrepaduli, alle notti itineranti del canto a Santu Lazzaru, alle tipiche feste nelle corti. Alla Bua, che in griko significa medicina alternativa, o altra cura, ispira l’animo e il suono del gruppo. La cura: nel passato contro il morso velenoso della leggendaria taranta, oggi contro la piattezza della società moderna. Una cura a suon di pizzica-pizzica, danza forte, calda e liberatoria. Negli ultimi anni il repertorio si è arricchito di brani originali composti dagli stessi autori. I componenti del gruppo provengono da vari paesi del Salento ed hanno tutti la comune coscienza di sentire propria l’eredità della musica popolare con la grande voglia di suonarla, tramandarla e divulgarla, ma anche di farla evolvere in modo del tutto “spontaneo” e creativamente influenzato dalle loro varie radici musicali, che spaziano dal sinfonico sound del flautista Pierpaolo Sicuro e dell’oboista Irene Toma, al Rock ‘70 del chitarrista cantante Dario Marti, ed all’organistico bayan cromatico del fisarmonicista Cristian Calò. Senza trascurare le forti radici tradizionali di Gigi Toma e Fiore Maggiulli, tamburelli e voci. Quattro sono i cd prodotti dagli Alla Bua: “Stella Lucente” (1999), “Alla Bua” (2002), “Limamo” (2004) e “Saratambula” (2007). Gli Alla bua hanno suonato in numerosi festival e concerti in Italia, a Mosca (Russia), alla George Town University di Washington (USA), Canton e Shanghai (Cina), Sòfia (Bulgaria), San Pietroburgo (Russia). Recentemente il percorso artistico degli Alla Bua ha incrociato quello del musicista e cantante londinese Phil Edmonds. Il suo album “Acoustic Trading Post” (2003), è stato prodotto da Dan Shores. Nella sua musica mescola musica folk, blues e country. Attualmente è impegnato nelle registrazioni di un nuovo CD, in cui saranno presenti brani composti insieme a Pierpaolo Sicuro, flautista degli Alla Bua. Giuditta Scorcelletti è attrice, musicista e cantante pistoiese. Nel 2004 ha pubblicato il suo primo cd “Canti Toscani” recensito positivamente dal mitico folk magazine statunitense Sing Out! Durante i suoi studi a Roma (è laureata in geo-antropologia all’Univeristà degli Studi di Firenze e successivamente diplomata presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica) inizia a cantare in alcuni caffè romani, in particolare alla “Libreria di Ripetta”. Il suo repertorio è vasto ed eterogeneo: i canti popolari toscani, le favole più antiche della tradizione, la reinterpretazione di moderni cantautori, da Paolo Conte a Fabrizio De Andrè. Dal 2004 ha iniziato con successo ad esibirsi per strada, con la sua voce e la sua chitarra, alla maniera dei cantastorie. “la strada è il miglior teatro, il più vivo ed il più divertente”. Walter Santoro è un trombettista e cantante salentino, attualmente impegnato, come cantante, con la band Papaveri Rossi che propone la forza della poesia e della musica di Fabrizio De Andrè.
News & Salento
SIULP Lecce: “Più sicurezza per donne e uomini in divisa”
Riceviamo e pubblichiamo.
“Continua senza sosta la scia di aggressioni alle donne ed agli uomini in divisa, nella stessa giornata non abbiamo fatto in tempo a tirare un respiro di sollievo per lo scampato pericolo dei due poliziotti affrontati a Padova da un individuo di nazionalità nigeriana armato di ascia, che a poche ore dall’accaduto l’episodio si è ripetuto nel centro cittadino di Lecce, dove un cittadino extracomunitario ha aggredito un Poliziotto senza un apparente motivo ovvero per il solo fatto di indossare un’uniforme.”
E’ quanto afferma in una nota Mirko BRAY, Segretario Generale del SIULP Lecce, a seguito della vile aggressione avvenuta ai danni di un Poliziotto nelle prime ore della scorsa serata ad opera di un cittadino extracomunitario poi arrestato per tentato omicidio.
“La nostra impressione è che la Polizia di Stato stia pagando lo scotto della grave carenza negli organici, problematica che in questa Provincia ci penalizza particolarmente, al contempo emerge nitidamente la necessità di introdurre tutti quegli strumenti che consentano ai tutori dell’ordine pubblico di operare in condizioni di sicurezza, in particolare ci riferiamo all’ampliamento delle dotazioni dei Taser, alla fornitura delle bodycam e dei giubbini tattici antitaglio. Non solo! Chiediamo anche delle tutele legali differenti rispetto a quelle in vigore che giudichiamo eccessivamente garantiste nei confronti di chi delinque a scapito della gente onesta e di chi opera per la legalità e il bene comune. Avvertiamo un’eccessiva tolleranza verso chi usa violenza contro un poliziotto, che sia in ordine pubblico o in un intervento di polizia, di contro il solo sospetto di un possibile eccesso nelle nostre reazioni, che scaturiscono sempre a contenimento delle violenze di ogni genere che siamo chiamati a fronteggiare, è sufficiente ad innescare il c.d. “atto dovuto” che da inizio a quella che oggi in Italia è la vera e propria pena: ovvero, l’iter processuale. Auguriamo al nostro collega una pronta guarigione nella certezza che il consueto spirito di servizio e l’indubbia abnegazione, lo spronerà a superare nuovamente quanto già vissuto in passato.”
News & Salento
“Le medaglie degli eroi” in mostra a Lucugnano
Riceviamo e pubblichiamo.
Dal 24 dicembre al 6 gennaio 2025, presso Palazzo Comi a Lucugnano, la raccolta di medaglie italiane ed estere a cura di Collezione Militaria Scolozzi dal titolo “Le medaglie degli eroi”.
Info al 3888960203.
News & Salento
La benedizione di Monsignore: “Santificate le feste”
Angiuli sostiene che occorre «educare giovani e adulti a coltivare valori positivi come la comunione, la compagnia, la stima, la vicinanza, il lavoro di squadra, il senso di appartenenza».
Sulle festività imminenti: «Fare festa è una straordinaria opportunità per riscoprire il senso della vita e ricucire i rapporti di aggregazione e di riappropriazione del valore della comunità».
Dopo 14 anni di attività pastorale nel sud del sud invita, infine, tutti noi a «cogliere il valore delle trasformazioni in atto e assecondare il corso degli eventi per uno sviluppo economico, sociale e culturale dell’intero territorio».
«In questi anni, ho compreso meglio la storia e la cultura di questo territorio che impropriamente si definisce “estremo lembo” del Salento, quasi fosse una realtà marginale. I grandi cambiamenti storici e politici che si stanno verificando ai nostri giorni hanno riproposto la centralità del Mediterraneo e, dunque, anche il Sud ha riacquistato una sua importanza. Bisognerebbe, pertanto, cogliere il valore delle trasformazioni in atto e assecondare il corso degli eventi per uno sviluppo economico, sociale e culturale dell’intero territorio. Sotto questo profilo, noto un atteggiamento ambivalente. Se da una parte, si manifesta una nuova forza propulsiva e una rinnovata capacità imprenditoriale, dall’altra rimangono ancora irrisolte alcune questioni in riferimento alla necessità di migliorare le infrastrutture necessarie per un vero sviluppo e soprattutto a promuovere un cambio di passo di tipo culturale. Mi riferisco alla necessità di “fare rete” e di lavorare con una visione più condivisa e una programmazione più generale aperta al bene comune superando la perdurante mentalità individualista, preoccupata solo del proprio interesse contingente. È questo l’aspetto che sottolineo anche in ambito ecclesiale, consapevole che la Chiesa ha un ruolo non secondario nel realizzare una nuova visione e una nuova modalità di stare nella storia e nelle vicende del tempo presente. L’esperienza della “Carta di Leuca”, la promozione dei “Cammini di Leuca” ed altre iniziative ecclesiali che ho promosso in questi anni anche a seguito del riconoscimento da parte dell’Europa del percorso della “via Francigena” da Canterbury a Leuca, dovrebbe servire a sprovincializzare il nostro territorio e a proiettarlo in un contesto più ampio. Il quadro, come si vede, presenta aspetti positivi, ma richiede un ulteriore sforzo per pensare in grande senza impantanarsi o crogiolarsi nelle piccole incombenze tipiche di uno sguardo poco lungimirante e appiattito sul presente».
In questo periodo di Avvento, del Natale, oltre a “Santificare le feste”, cosa consiglierebbe ai fedeli? Cosa significa il Natale oggi? Quanta umanità si respira nel mistero del Natale? Cosa si sta perdendo?
«Intanto mi preme ribadire che “santificare le feste” non è un aspetto secondario. Le singole persone e le società nel loro insieme non possono vivere senza l’anelito alla gioia che promana dalla “festa”. Fare festa è una straordinaria opportunità per riscoprire il senso della vita e ricucire i rapporti di aggregazione e di riappropriazione del valore della comunità. Consiglierei a tutti, credenti e non credenti, di vivere la gioia della festa, sia quella religiosa sia quella civile e sociale come momento per uscire dall’individualismo e sperimentare il gusto di aprirsi al senso del mistero e del trascendente oltre che di intrecciare rapporti umani più profondi e sinceri. In fondo è questo il senso più vero del Natale.
Come ho scritto in un recente articolo, il Natale è la festa nella quale si opera il “meraviglioso scambio” tra Dio e l’umanità: il Verbo eterno viene nel mondo e gli uomini riscoprono il valore dell’umano quando è aperto al divino. Il Natale è l’esaltazione dell’umanità non chiusa in sé stessa, ma abitata dall’amore di Dio che si fa carne e vive la stessa esperienza degli uomini. In altri termini, la festa del Natale chiede a tutti di vivere concretamente da fratelli che si rispettano e si abbracciano e non da nemici che si combattono o da estranei che si ignorano!
In un mondo lacerato da guerre, attraversato da profondi contrasti dove aumentano le disparità sociali, crescono le diverse forme di povertà, si esasperano i sentimenti di odio, è proprio il valore della fraternità che bisogna rimettere al centro».
Natale, luci sfavillanti, regali, tavole imbandite, gioia e convivialità; per tanti, però, le festività natalizie sono il periodo più stressante dell’anno: come sono cambiate le relazioni umane? Qual è il suo pensiero?
«È vero che a Natale si mette in moto una sorta di meccanismo che privilegia l’esteriorità nelle sue diverse forme.
Questa ricerca a tutti i costi di apparire finisce per stancare e per accrescere il senso di solitudine, di distanza e di estraneità.
Mentre sarebbe auspicabile che, in sintonia con il messaggio più profondo delle feste natalizie, si privilegiassero altri aspetti: la cura dell’intimità, la ricerca de silenzio, la promozione di relazioni interpersonali significative.
Sarebbe anche il tempo opportuno e per trasmettere ai bambini e ai giovani i valori profondi come la generosità, la gratitudine e l’amore per la famiglia, il valore della condivisione e del legame familiare, della solidarietà quale forza che incoraggi a mettere in atto gesti di gentilezza e di assistenza verso coloro che sono nel bisogno e a riflettere sulla pace e sulla riconciliazione tra i popoli».
La sua Diocesi si spende tanto per gli altri, i poveri, da quando ne ha ricordo sono aumentate le “sofferenze”, che bilancio ne trae?
La sua è una “Chiesa col grembiule”, come esortava don Tonino, o come descriverebbe la sua Chiesa?
«Con il crescere dei problemi economici e sociali sono anche aumentate le attività che la Caritas diocesana e le parrocchie hanno messo in atto per venire incontro alle diverse esigenze delle persone più povere e più bisognose. Tuttavia, cerchiamo di considerare non solo le urgenze materiali, ma anche le “povertà spirituali” che sono anch’esse in aumento e che impoveriscono il tessuto relazionale: la solitudine, la sfiducia, lo scetticismo, la diffidenza, lo scoraggiamento, la mancanza di speranza. Cerchiamo cioè di farci carico di un compito più grande: educare giovani e adulti a coltivare valori positivi come la comunione, la compagnia, la stima, la vicinanza, il lavoro di squadra, il senso di appartenenza. Cerchiamo di promuove lo “spirito di famiglia”. Per questo consideriamo la chiesa come una “casa”, dove tutti possono sentirsi accolti, compresi, aiutati. La casa è il luogo delle relazioni, del reciproco riconoscimento, dell’aiuto vicendevole, dello scambio dei doni. Al fondo del nostro impegno c’è il desiderio di imitare il “buon samaritano” e, pertanto, di trasformare la chiesa non solo nel luogo delle celebrazioni liturgiche, ma anche nella “locanda della fraternità” dove vige uno spirito di cura, di compassione e di consolazione».
Eccellenza, le chiedo un’esortazione sul Natale, su questo periodo così ricco di avvenimenti, su quello che vuole trasferire ai nostri lettori.
«Vorrei soprattutto esortare tutti a riappropriarsi della virtù della speranza.
Non una speranza di piccolo calibro o soltanto l’espressione di un sentimento passeggero e incerto, ma una speranza che non delude, sostiene il cammino della vita, infonde coraggio e desiderio di non arrendersi di fronte alle difficoltà e alle contraddizioni della vita.
Sperare significa non temere, non lasciarsi prendere dalla paura, ma vivere con gioia e camminare con serenità incontro al futuro.
“Pellegrini nella speranza” è il tema del Giubileo del 2025.
Ciò significa tenere accesa la fiaccola della fiducia e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante.
I simboli tipici del Giubileo sono il camminare da pellegrini e il passaggio della Porta Santa.
Esprimono la decisione interiore di prendere in mano qualche aspetto della propria vita per renderlo nuovo, riconciliato, trasformato, aperto, ospitale.
Abbiamo bisogno di convertirci a una mentalità più evangelica, generativa di un nuovo umanesimo e di un nuovo rinascimento personale e comunitario, sociale e culturale.
Essere pellegrini di speranza vuol dire riappropriarsi della responsabilità e della gioia di servire ogni uomo facendosi prossimo ad ognuno.
La speranza è una luce nella notte, un dono e un compito, l’attesa di qualcosa che riempie il cuore di gioia. Sperare è assaporare la meraviglia di essere amati, cercati, desiderati da un Dio che non si è rintanato nei suoi cieli impenetrabili, ma si è fatto carne e sangue, storia e giorni, per condividere la nostra sorte. Auguro un Natale che rafforzi in tutti la gioia della speranza».
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