Cutrofiano
Importante riconoscimento per la Scuola Primaria di Cutrofiano
La Scuola Primaria di Cutrofiano ha ricevuto dall’Associazione “E.I.P. Italia” (Organizzazione Non Governativa riconosciuta dall’Unesco, esperta nella Pedagogia dei diritti
La Scuola Primaria di Cutrofiano ha ricevuto dall’Associazione “E.I.P. Italia” (Organizzazione Non Governativa riconosciuta dall’Unesco, esperta nella Pedagogia dei diritti umani e con il proprio Statuto presso l’Onu già dal 1967) il prestigioso riconoscimento “Prix International Jacques Muhlhetaler”, avendo partecipato al Concorso Nazionale “RegionItalia, le diversità nell’Unità. Essere italiani uguali e diversi, liberi e solidali”. Per le alunne e gli alunni della Scuola Primaria di Cutrofiano e per tutto il personale questo premio è stato motivo di onore e d’impegno a continuare nel lavoro educativo-didattico su percorsi formativi di educazione alla pace e al dialogo tra le culture. Per questo la Direzione Didattica Statale ha organizzato una festa per lunedì 27 giugno, dalle 20, presso il plesso “V. M. Maselli” in via Umberto I a Cutrofiano: invitata, naturalmente, l’intera comunità cutrofianese e quanti vorranno condividere con i bambini questo momento così particolare. La Giuria dell’Associazione “E.I.P. – Scuola Strumento di Pace – Italia” ha assegnato alla Scuola Primaria di Cutrofiano il “Prix International Jacques Muhlhetaler” (intitolato al fondatore dell’”E.I.P. Internazionale) per il “complesso dei lavori volti ad unire in un’azione di pace l’Italia e il Mondo attraverso la solidarietà”. Il docente referente del progetto, Filippo Gervasi, insieme con una rappresentanza di cinque studenti, riceverà il premio durante la cerimonia che avrà luogo a Roma, il prossimo 26 ottobre, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Nazionale Centrale.
Gabriele De Blasi
Approfondimenti
Costruire salentino, come eravamo
Giuseppe Maria Costantini, Conservatore-Restauratore di Beni Culturali: dalle coperture ai soffitti interni, dagli intonaci ai pavimenti interni ed esterni, dalla “suppinna” alla “loggia”: i caratteri tradizionali tipizzanti dell’edilizia salentina
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di Giuseppe Maria Costantini
(Conservatore-Restauratore di Beni Culturali)
Mi si chiede: «Se qualcuno volesse costruire un’abitazione secondo i canoni della tradizione salentina cosa dovrebbe fare? Quali sono gli aspetti più caratteristici e tipizzanti?».
Le abitazioni del Salento sono sempre state alquanto eterogenee in relazione alla condizione socio-economica e culturale dei loro abitanti, così caratterizzando i vari paesi e quartieri urbani, anche vicinissimi tra loro, inoltre, sono molto cambiate nel corso dei secoli, anche in breve tempo quando ce ne fosse un’importante condizionamento esterno.
Basti considerare che nel Salento, almeno fino al sedicesimo secolo, tutte le coperture degli edifici erano costituite da tetti spioventi e tegole in terracotta, come nel resto d’Italia.
Tra l’altro, la copertura esterna a spioventi corrispondeva largamente a soffitti interni in legno, sia lasciati a vista sia nascosti da incannucciate ricoperte da intonaci a stucco, come nel resto d’Italia.
Tale lunghissima “stagione dei tetti” vedeva anche pavimenti interni che, dove non fossero un umile battuto di terra, erano frequentemente in legno, nudo o variamente rifinito, oppure in terracotta, nuda o financo maiolicata; l’impiantito in pietra era destinato in prevalenza agli spazi esterni, o aperti, nonché a rimesse e opifici.
Tornando alla questione posta: come e più del resto d’Italia, nel Salento il consumo del suolo, dal secondo dopoguerra del Novecento a oggi, è stato enormemente maggiore che dalla preistoria allo stesso secondo dopoguerra; pertanto, non si dovrebbe più consumare neppure un metro-quadrato di terreno agricolo o naturale per costruire checchessia.
Ciò detto, innumerevoli edifici dell’ultimo secolo, privi di particolari valenze storiche o artistiche, necessiterebbero di importanti interventi “di costruzione”.
Si tratta di edifici variamente inefficaci in fatto di materiali di cui sono costituiti, di caratteri strutturali-statici, oppure affatto indecenti in termini di funzionalità, e/o di forma e di aspetto.
In altre parole, le tante costruzioni inadeguate e brutte che ci circondano dovrebbero essere radicalmente demolite e, ove necessario, ricostruite in termini idonei, o, se possibile e opportuno, parzialmente manomesse, recuperandone quanto già idoneo e sostituendone quanto inidoneo.
Che siano totali o parziali, è essenziale che tali auspicabili rigenerazioni tengano nella massima considerazione i caratteri tradizionali e tipizzanti del Salento, anzi, in particolare, che siano armoniche al centro abitato, o alla località di campagna, cui appartengono.
Il nostro grande intellettuale e poeta Vittorio Bodini, in Foglie di tabacco (1945-47), tipizza fantasticamente un carattere cardinale delle abitazioni pugliesi e salentine: «… le case di calce da cui uscivamo al sole come numeri dalla faccia di un dado».
Tuttavia, neppure l’imbiancatura in bianco vale per ogni località: molti centri abitati, costieri e no, erano caratterizzati da prevalenti imbiancature di calce addizionata a pigmento, fino a ottenerne colori pastello, rosa, ocra gialla, azzurro, turchese, verde, ne era un esempio emblematico Gallipoli.
Perchè spellare le case?
Ne parlo al passato perché negli ultimi decenni è invalsa la deleteria moda di spellare le nostre abitazioni, fino a mostrarne l’orditura muraria in pietra, come si trattasse di un edificio non terminato.
Infatti, restando ai caratteri tradizionali tipizzanti: le abitazioni salentine, dalla più umile al palazzo nobiliare, quando edificate fino a conclusione, all’esterno e all’interno, erano immancabilmente intonacate o, comunque, rifinite con uno strato superficiale, quale rivestimento tradizionale del materiale lapideo costruttivo, con valenze funzionali ed estetiche, e ciò riguardava persino cantine e stalle.
Oltre alle coperture esterne a terrazza, destinate a convogliare le acque piovane nelle cisterne, un altro carattere tipizzante delle nostre abitazioni era la presenza di spazi interni aperti: ortali, giardini, cortili al piano terreno; al piano superiore: terrazze complanari, terrazze soprastanti, spesso dotate di suppinna o attico, nonché verande, balconi e balconcini.
In particolare, le facciate, anche quando di dimensioni contenute, tendevano ad avere uno spazio aperto protetto: portico, loggia, o loggetta a serliana.
Il colore degli infissi
Similmente alle murature, che dovrebbero mostrarsi sempre vestite, anche gli infissi, secondo tradizione, non mostrano mai il loro legno a vista, neppure quando pregiato.
Il colore degli infissi, come quello delle imbiancature tradizionali, era largamente condizionato dalla tradizione della località.
Certamente per le porte e i portoni, o le persiane, il colore più tipizzante era il verde (in infinite tonalità locali, più o meno scure), o, soprattutto per le località costiere, l’azzurro; seguono le tonalità del bruno-grigio.
A ogni modo, lontano dall’avere svolto questo interessante e poliedrico tema, spero di avere stimolato la vostra attenzione e rispetto per la conservazione e il recupero delle nostre tradizioni costruttive e del nostro bel paesaggio.
GIUSEPPE MARIA COSTANTINI
Conservatore-Restauratore di Beni Culturali.
Possiede numerose specializzazioni, tra cui superfici dell’architettura.
Lungamente ricercatore e docente di Restauro per l’Università di Bologna, oltreché per altri prestigiosi enti nazionali.
Su diretto invito del dirigente Arch. Piero Cavalcoli (Urbanista), ha partecipato all’elaborazione del DRAG della Regione Puglia (Schema di Documento Regionale di Assetto Generale).
*Nella foto in alto, Specchia da “I Borghi più belli d’Italia”
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Cronaca
Sequestrata discarica abusiva a imprenditore edile
I materiali depositati ed abbandonati illecitamente sono rifiuti speciali, tra cui materiale di risulta da attività di demolizione edile, rifiuti legnosi e ferrosi, contenitori in plastica, materassi, tappeti, mobilio in disuso…
GDF LECCE: SEQUESTRATA UNA DISCARICA ABUSIVA E DENUNCIA DI UN SOGGETTO
La Guardia di Finanza di Maglie, ha individuato, nel comune di Cutrofiano, un’area all’interno della quale erano disseminati numerosi cumuli di rifiuti a contatto diretto con il terreno non impermeabilizzato.
In particolare, i controlli condotti hanno preso avvio da una mirata analisi di rischio, da elementi informativi raccolti sul territorio nonché dalle risultanze delle banche dati in uso al Corpo, che hanno permesso di individuare un terreno di circa 1.300 m2 di proprietà di una società attiva nel settore edile.
I materiali depositati ed abbandonati illecitamente sono rifiuti speciali, tra cui materiale di risulta da attività di demolizione edile, rifiuti legnosi e ferrosi, contenitori in plastica, materassi, tappeti, mobilio in disuso.
L’attività è culminata con il sequestro dell’area e con la denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce del soggetto utilizzatore del terreno sequestrato, nonché con la segnalazione della citata società ai fini della responsabilità amministrativa degli enti.
Appuntamenti
Cutrofiano: Viva De Andrè
Concerto-racconto domani sera per il Festival “I Concerti del Chiostro”: voci, immagini e tanto altro per raccontare uno dei più importanti cantautori della storia italiana. Domenica a Sternatia il flautista Giuseppe Nova
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Continua ospitando lo spettacolo musicale Viva De Andrè la XXIV edizione del Festival I Concerti del Chiostro, la rassegna musicale dell’autunno salentino con la direzione artistica di Luigi Fracasso.
Domani a Cutrofiano, in piazza Municipio (in caso di pioggia, Auditorium Comune, via Gaetano Salvemini) alle ore 21 (ingresso gratuito) voci, immagini e tanto altro per raccontare uno dei più importanti cantautori della storia italiana.
L’idea di questo concerto-racconto si deve a Luigi Viva, autore dei due libri: “Non per un dio ma nemmeno per gioco- Vita di Fabrizio De André” e “Falegname di parole – le canzoni e la musica di Fabrizio De André”, editi da Feltrinelli.
Nei suoi lavori, Luigi Viva ha messo in evidenza la grande passione di Fabrizio De André per il jazz. Per questo, la band che accompagnerà la sua narrazione, riproporrà in chiave jazz, sotto la direzione musicale del chitarrista Luigi Masciari, al quale si devono tutti i nuovi arrangiamenti, classici quali: “La Guerra di Piero”, “Valzer Per Un Amore”, “La Città Vecchia”, “Creuza de Mä”, “La Canzone di Marinella” “Il Pescatore” “Mégu Megún” e la “Canzone dell’Amore Perduto”. Insieme a loro, sul palco, una formazione che vede il meglio della scena jazz nazionale: Francesco Bearzatti al sax e clarinetto, Alessandro Gwis al piano, Francesco Poeti al basso e Pietro Iodice alla batteria.
Il cd contenente le musiche dello spettacolo è uscito a nome Luigi Viva e Luigi Masciari per Jando Music/Via Veneto Jazz; special guest Giulio Carmassi (ex Pat Metheny) e Michael League, leader degli Snarky Puppy:
“Viva De André” ha fatto il suo esordio il 7 luglio 2018 al Südtirol Jazz Festival di Bolzano.
Da allora, numerosi i sold out: Umbria Jazz Winter #26, Umbria Jazz Winter #30 con Danilo Rea, entrambe al Teatro Mancinelli a Orvieto, Blue Note Milano, Auditorium Parco della Musica Roma (special guest David Blamires già nel Pat Metheny Group), Fondazione Feltrinelli a Milano, Pala Cinema di Locarno per Ascona Jazz alla presenza di Dori Ghezzi, etc.
«Insieme alle fasi più importanti della sua vita, dall’infanzia, alla passione per il jazz e Georges Brassens», spiega Luigi Viva, «il readingcerca di riproporre un De André fuori dagli schemi, evidenziandone l’impegno civile e politico, grazie anche ad immagini e inediti contributi audio nel quale è lo stesso cantautore a raccontarsi»,.
Domenica 29 settembre a Sternatia sarà la volta di Giuseppe Nova, tra i più rappresentativi flautisti italiani della sua generazione, e l’apprezzatissimo pianista Andrea Bacchetti nel concerto “Opera et fantaisie”, con le musiche dei più grandi compositori, da Mozart a Donizetti a Bizet (ingresso gratuito).
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