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Casarano

La LILT Lecce contro la Centrale a Biomasse a Casarano. La risposta dell’Italgest

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La notizia della convocazione di una conferenza dei servizi da parte della Regione Puglia, il prossimo 13 aprile, presso il Servizio Energia, Reti e Infrastrutture materiali per lo sviluppo dell’Assessorato allo Sviluppo Economico, per l’eventuale autorizzazione alla costruzione a Casarano da parte della Società Italgest Energia s.r.l. di una centrale a biomasse da 25 MW denominata “Heliantos 2”, riapre  una questione che si credeva superata, poiché sembrava che, grazie al concorso di tanti, fosse stata definitivamente fatta chiarezza e fosse divenuta senso comune la non opportunità di tali insediamenti nel territorio.


Già tre anni fa, come LILT di Lecce, prendemmo posizione in merito e facemmo conoscere pubblicamente la pericolosità per la salute di questo, come di tanti altri progetti similari in cantiere. La vasta mobilitazione di cittadini, associazioni ed esperti che ne seguì, portò le Pubbliche Amministrazioni ad assumere decisioni più responsabili, nell’esclusivo interesse della salute pubblica, peraltro già molto compromessa. Nessun impianto a biomasse, in quel periodo e a tutt’oggi, venne realizzato e le decine di progetti presentati sono stati fermati sulla base di considerazioni attinenti le politiche energetiche e di sviluppo del territorio, le ripercussioni estremamente negative sulla salute dei cittadini e la salvaguardia ambientale. Ora, vogliamo una volta di più porre all’attenzione di quanti istituzionalmente sono chiamati ad esprimersi nel merito di questi impianti alcune considerazioni “elementari” che dovrebbero essere ormai patrimonio acquisito, senso comune (e lo sono, almeno per una larga fetta di pubblica opinione), ma che stentano a far breccia nel muro degli interessi politico-economici, cui sembra far difetto, nel loro agire, quella “Responsabilità Sociale per la Salute”, tanto raccomandata ai massimi livelli istituzionali della Comunità Europea.


Come presidente provinciale di un’associazione come la LILT, da sempre attenta alla salute e protesa a divulgare le buone regole della prevenzione, e come oncologo, impegnato a far fronte ad una malattia drammaticamente in crescita, non posso esimermi dal sottolineare il fatto, ormai assodato, che la vera lotta ai tumori è la lotta all’incidenza. Non bastano i successi delle cure – i nuovi interventi e i nuovi farmaci, che pure salvano vite umane – se tante e tante persone si ammalano ogni giorno, anche quelle più giovani, un tempo pressoché risparmiate. La realtà è che l’aumento dell’incidenza vanifica ogni conquista ottenuta sul fronte delle terapie e il bilancio, va detto senza mistificazioni, è sempre più sfavorevole. Perché succede tutto questo? Perché questa malattia colpisce sempre di più nonostante i progressi della scienza? La risposta non può che andare alla ricerca delle cause e, su quelle vanno diretti gli sforzi maggiori, allo scopo di eliminarle o, perlomeno, di ridurle sensibilmente.


Val la pena ripensare alle acute parole dell’epidemiologo inglese, Sir Geoffrey Rose, che nel suo rigoroso libro “The strategy of preventive medicine”, ammoniva: “…le decisioni che più condizionano la salute di un Paese non sono prese nelle stanze del Ministero della Salute, ma in quelle dell’Ambiente, dell’Industria, dell’Istruzione, del Lavoro e, specialmente, del Tesoro”. Oltre il 90% dei casi di cancro infatti è dovuto all’azione di fattori di rischio presenti nei luoghi di vita e di lavoro; fattori coi quali quotidianamente e spesso per lungo tempo si viene in contatto, e che, col passare dell’età, traducono il danno in malattia conclamata. Alla luce di queste evidenze, è ovvio come sia poco efficace, in termini di vite umane da salvare, affaticarsi oltre misura a creare grandi strutture di cura. Risulta invece più utile che le Istituzioni mirino a garantire una ricerca libera e indipendente, la sola in grado di studiare le cause di malattia, da cui far discendere poi azioni atte a rimuoverle (norme, educazione, modelli di sviluppo, ecc.), proteggendo così tante persone. Come accadde per le malattie infettive nei secoli scorsi, che furono drasticamente ridotte, non tanto per i rimedi della medicina, ma per gli interventi di salute pubblica (acqua in casa, rete fognaria). Queste azioni sollevarono la qualità di vita delle persone e, al contempo, allontanarono le cause scatenanti le infezioni. Serve allora investire le risorse solo e soprattutto nella direzione della cura e della diagnosi precoce dei tumori? E’ come immettere sempre più acqua in un contenitore che invece continua a perderla dal fondo.


E’ tempo, pertanto, che dai governanti, dagli amministratori e dagli operatori economici venga un’assunzione di responsabilità ed una volontà unanime di adoperarsi per la riduzione dell’incidenza del cancro, l’unica strada seria per assicurare meno malattia e per garantire vivibilità e futuro, come già da qualche anno sta avvenendo nei paesi nord-europei e negli USA, dove la mortalità diminuisce in funzione della riduzione dell’incidenza. Ciò vale ancor più per il Salento, un’area fino a 20-30 anni fa relativamente risparmiata dal cancro (con un 25-30% in meno di mortalità rispetto al Centro-Nord del Paese). Nel nostro territorio, attualmente, si registra invece un preoccupante trend di aumento dei casi e dei morti per malattia neoplastica, tanto da vedere ormai annullato quel gap virtuoso che ci differenziava dal Nord. Addirittura, tra tutte le province pugliesi, i dati dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale della Puglia registrano, inspiegabilmente, per la provincia di Lecce un picco per alcune tipologie tumorali (polmone, vescica, leucemie) : un dato che andrebbe, con urgenza, indagato e approfondito. Se in questo territorio, fino a pochi anni fa, il tumore era più raro che al Nord, qualcosa deve averci protetto; ma se ora i casi sono in aumento, qualcosa di nuovo deve essere subentrato. In quest’ottica va letto l’ultimo rapporto regionale dell’ARPA Puglia, redatto sulla base dei dati INES: la concentrazione di inquinanti industriali nell’atmosfera della nostra regione è la più alta a livello nazionale; inoltre, il territorio leccese subisce, almeno in parte, gli effetti di un grave inquinamento a distanza, oltre ad essere, esso stesso, portatore di alcune criticità ambientali. Di fronte a questi dati, molti cittadini ed associazioni hanno scelto di assumere un ruolo attivo e partecipe.


Le conoscenze scientifiche, uscite dal mondo accademico, sono divenute patrimonio comune, perché in ballo ci sono questioni cruciali come la Vita, la Salute e l’Ambiente. Su questi temi il dibattito nel Salento è tuttora molto acceso, seguito e partecipato. La LILT di Lecce ha già sostenuto pubblicamente che qualunque scelta rilevante per lo sviluppo del territorio deve tener conto dei costi umani e ambientali che comporta. Progresso e sviluppo debbono pensarsi ed essere perseguiti nel rispetto dei luoghi e delle persone che li abitano, dove gli utili siano guadagni di salute collettiva e non profitti dell’oggi, con conseguenze nefaste e irrimediabili nel domani. Proprio come accade nel caso delle centrali a biomasse, una scelta non sostenibile che disattende queste necessità e questi criteri e, inoltre, solleva nuovi pericoli e nuovi problemi. Cosa vale il profitto ad ogni costo a fronte di una popolazione sempre più malata? Progresso e Sviluppo sono tali se si mantiene integra la vivibilità di un territorio, la si tutela o la  si migliora. Altro è solo danno, quasi sempre irreparabile.

Dr Giuseppe Serravezza – Presidente LILT – Sez. Prov. di Lecce


Il comunicato stampa dell’Italgest


Con riferimento agli articoli apparsi a firma della Dr.ssa Flavia Serravezza, nonché alle dichiarazioni del padre Dr. Giuseppe Serravezza, sull’impianto a biomasse di Casarano, Italgest, l’azienda interessata, precisa quanto segue.


“Ancora una volta riscontriamo gravi falsità riportate su un’intera pagina ed illustrate a bella posta solo per denigrare il progetto Italgest. Per la precisione, ci riferiamo innanzitutto alla potenza dell’impianto. Non 33 MW, come riportato a caratteri cubitali dal titolo dell’articolo, ma 25 MW. Vale a dire che è stata erroneamente sommata l’energia elettrica con quella termica. Gli 8 MW di differenza non sono altro che l’energia termica prodotta dall’impianto, che, invece di essere dispersa nell’ambiente, viene messa a disposizione delle industrie e degli artigiani della zona industriale, per produrre “freddo” o per teleriscaldare le aziende confinanti. La seconda grave inesattezza riguarda le immagini utilizzate, ossia un accostamento che diffonde mala informazione e induce la pubblica opinione a considerare il nostro impianto un “mostro”. Così non è! L’immagine riportata erroneamente dal giornale non corrisponde al nostro tipo di  centrale. Viene infatti affiancata l’immagine di un impianto totalmente diverso sia in termini di potenza (si tratta di un impianto molto più grosso), sia in termini di specifiche tecniche, trattandosi di un impianto a biomasse legnose e non a biomasse liquide, com’è quello di Italgest. Ve ne è uno simile già realizzato a Monopoli, (anche se sei volte più grande!). Perché non è stata utilizzata quell’immagine? Quanto al convocando referendum consultivo per i cittadini di Casarano, ci limitiamo ad osservare che la Conferenza di servizi convocata dai competenti uffici regionali nulla ha a che vedere con il Referendum: si tratta di due percorsi amministrativi separati e distinti e che la Conferenza non vincolerà nessun cittadino nella libera espressione del proprio pensiero. Quanto, infine, all’affermazione del dott. Serravezza sulla riapertura di “una questione che si credeva superata, poiché sembrava che fosse stata definitivamente fatta chiarezza” sulla presunta “pericolosità” degli impianti a biomasse, ci dispiace: ma anche noi pensavamo che chiarezza fosse stata fatta una volta per tutte, con gli interventi dei maggiori luminari a livello nazionale (prof. Umberto Veronesi e prof. Massimo Federico) . Ci limitiamo, per brevità, a riportare il parere scientifico “pro veritate” rilasciato sul nostro specifico impianto a biomasse liquide, dal prof. Vito Foà, Ordinario di Medicina del Lavoro presso l’Università degli Studi di Milano, già componente della Commissione Tossicologica Nazionale. Il professore afferma: considerando il tipo di combustibile utilizzato (oli vegetali grezzi) e le tecnologie di abbattimento delle emissioni previste dal progetto dell’impianto, sono da escludersi possibili effetti sulla salute delle popolazioni residenti intorno ad esso e nei comuni limitrofi, anche considerando che a ulteriore tutela della popolazione è previsto un continuo monitoraggio degli effluenti gassosi, che escludono qualunque tipo di ripercussione negativa degli impianti a biomasse sulla salute dei cittadini, tanto meno sulla formazione di tumori. E vogliamo ancora una volta parlare degli scienziati e delle Comunità politiche mondiali? All’unisono, si sono espresse a favore delle energie da biomasse e non hanno invece riconosciuto la caratteristica del “rinnovabile” agli inceneritori dei rifiuti. Le biomasse, insieme alle energie da fonte eolica e solare, sono i nostri baluardi contro i cambiamenti climatici. Con i nostri progetti possiamo dare un contributo significativo al problema del surriscaldamento del pianeta e insieme a Coldiretti  riconvertire le coltivazioni senza più mercato”. Altro che ripercussioni negative sulla salute dei cittadini e sulla salvaguardia ambientale! E’ questa la vera “Responsabilità sociale per la salute” dei cittadini ed è questa la strada per lo sviluppo del territorio”. Il resto è solo ingiustificato allarme sociale!… Ed è mortificante per la serietà e per la professionalità di chi se ne fa portavoce”.


Casarano

Coppa Italia, prima sconfitta stagionale per il Casarano. Ora testa al Campionato

Si interrompe a Martina la striscia positiva dei rossoazzurri. La Coppa Italia non da sbocchi alla promozione e, a lungo andare, rischia di essere dannosa per la cosa in campionato

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MARTINA-CASARANO 1-0

Rete: 4′ Resouf, (M)

Note: espulso al 50′ Pinto (C)

Si ferma in Valle d’Itria la striscia positiva di risultati senza sconfitte in questa stagione per il Casarano.

Come spesso accaduto in campionato, la squadra di mister Laterza regala”ad inizio gara una rete agli avversari, ma stavolta non si realizza poi la necessaria rimonta.

Così i rossoazzurri abbandonano il percorso di Coppa Italia ai sedicesimi, mentre il Martina di mister Pizzulli gongola in attesa di affrontare negli ottavi (con andata e ritorno) la Scafatese.

Ne derivano alcune riflessioni o quesiti che dir si voglia.

Pur costituendo un prestigioso titolo, ma senza sbocchi alla risalita di categoria, sarebbe convenuto per il Casarano continuare a sobbarcarsi tali impegni infrasettimanali, allorquando Nocerina, Virtus Francavilla, Andria, Gravina, Palmese, avversarie di testa in campionato, se ne sono sbarazzate?

Anche con una panchina lunga, al netto degli infortuni o squalifiche dietro l’angolo, non conviene destinare forze fisiche e mentali all’impegno nel progetto primario?

Almeno così lascia intendere mister Laterza nelle dichiarazioni post-gara: “Non è un bene uscire da questa Coppa, ma è chiaro che in questo punto della stagione, se dobbiamo fare delle scelte, cerchiamo di preservare giocatori per la prossima di campionato”.

Domenica, difficile trasferta a Manfredonia, con l’imperativo di conservare il posto di capolista tanto faticato.

Nella foto in alto, Martina e Casarano (in maglia gialla) a centrocampo.

Giuseppe Lagna

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Attualità

Ospedale di Casarano, «eterna emergenza»

Carenza di personale al “Ferrari”: «Sette reparti in affanno. Difficoltà a programmare i turni, rischio burnout e incapacità di gestire il paziente». Fp Cgil chiede «Subito una Commissione Sanità ad hoc»

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«Rischio burnout, disservizi, paralisi della struttura: subito una riunione monotematica della Commissione Regionale sulle sofferenze dell’ospedale di Casarano».

Sono giorni complicati in molti reparti del “Ferrari”, che vive una delle più gravi carenze di personale della sua storia.

La Fp Cgil Lecce ha scritto alla Regione (al presidente della terza Commissione e al responsabile del Dipartimento Salute) ed ai dirigenti di Asl e presidio per denunciare tutti i disagi vissuti da pazienti e lavoratori: «Il fabbisogno è talmente alto da non riuscire a garantire, in molti casi, neppure la normale turnazione».

«Dopo un’attenta ricognizione», il sindacato segnala «ben sette unità operative in sofferenza e ai limiti della capacità di gestire la salute del malato, oltre alla vicenda delle squadre antincendio».

REPARTO PER REPARTO

«In Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza per coprire i turni si ricorre alle attività aggiuntive.

Nel reparto di Anestesia e rianimazione e nel Blocco Operatorio mancano anestesisti, infermieri e operatori sociosanitari (Oss).

L’unità operativa di Patologia clinica non dispone di un numero sufficiente di biologi e tecnici di laboratorio. 

Particolarmente grave la situazione in Radiologia, dove i tecnici sono costretti a saltare il giorno di riposo e la programmazione dei turni mensili è diventata un’impresa impossibile da realizzare.

A Neurologia mancano infermieri ed Oss: qui addirittura di recente è stato richiesto al personale smontante di garantire anche il turno successivo di notte.

Nel reparto di Geriatria il turno è composto un Oss e due infermieri, ma è evidente che un solo Oss non può riuscire a soddisfare l’assistenza diretta al paziente.

Infine, nell’unità di Cardiologia mancano medici, infermieri e Oss».

 SANITASERVICE E ANTINCENDIO

«Ci sono appena quattro persone nell’organico della squadra antincendio e tra queste, una si trova in aspettativa lunga. Per garantire la copertura dei turni, si attinge al personale di Sanitaservice, che però in caso di necessità può garantire l’intervento solo al mattino. Una situazione che costringe le 3 persone in organico a lavorare costantemente di pomeriggio, di notte e nei festivi. Solo l’abnegazione e la dedizione del personale, davvero innamorato della propria professione e fedele al dovere nei confronti del paziente, garantisce l’attività in un ospedale importante come quello di Casarano», dicono Floriano Polimeno, segretario generale della Fp Cgil Lecce, e Cosimo Malorgio, coordinatore provinciale per la Fp Cgil.

«Proseguire oltre», aggiungono, «non è possibile. Il rischio burnout, ossia dello stress da lavoro-correlato, è concreto. Continuando così, poi, si va dritti verso la paralisi dell’ospedale, incapace di erogare prestazioni sanitarie. Spiace constatare che nonostante gli interventi politici e le audizioni alla Commissione regionale Sanità, nulla sta cambiando».

 

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Attualità

Studenti in piazza a Casarano, parla la dirigente scolastica

La Ds del Liceo Montalcini, Monia Casarano: «È del tutto ovvio e comprensibile che il rispetto delle regole fissate risulti scomodo e, a tratti, ingiusto, in particolar modo nei casi in cui, evidentemente, il processo di maturazione della coscienza civica, che include anche la conoscenza e il rispetto delle regole, oltre ai diritti, risulti ancora in fase di sviluppo»

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Dopo la manifestazione in piazza degli studenti del “Montalcini”, che dal nostro sito hanno spiegato i motivi che li hanno portati alla mobilitazione, arriva anche la voce della dirigenza scolastica del Liceo casaranese.

In particolare, è stata emessa una circolare con la quale dirigente scolastica Monia Casarano illustra la sua posizione e che pubblichiamo di seguito.

«Con riferimento alla manifestazione studentesca, che ha visto come protagonista un gruppo di studenti e studentesse dell’Istituto, si informa che le lezioni si sono tenute regolarmente, in quanto la maggioranza è stata presente a scuola.

Entrando nel merito delle modalità e dei messaggi che sono veicolati anche in rete, è necessario precisare che le lamentele, a tratti calunniose e diffamanti nei confronti di questa istituzione scolastica, esternate anche attraverso la cartellonistica ben evidente nelle immagini e nei video diffusi in rete, non sono state mai previamente portate all’attenzione dell’Istituto, né formalmente, né attraverso i rappresentanti degli studenti del consiglio di istituto, né, tantomeno, attraverso gli organismi di partecipazione previsti dalla legge, quali: assemblee di classe, assemblee di istituto, comitato studentesco, consiglio d’istituto.

Come già precisato con Circolare n. 153 del 18/11/2024, in nessuna delle predette circostanze, regolarmente assicurate, risultano mai emerse problematiche tali da legittimare un’azione di “protesta”; tanto meno l’Istituto è stato preliminarmente informato, nei modi e nei termini di legge, dei motivi oggetto della “protesta”, né dai Rappresentanti d’Istituto, né dal Comitato studentesco.

Men che meno è stato mai richiesto, dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi, un incontro con la dirigenza scolastica, fatto, anche questo, inconfutabile!

A tal proposito è doveroso informare che, sebbene l’organizzazione dell’iniziativa fosse in atto da diversi giorni, soltanto ieri la scrivente è stata “invitata” (peraltro non dalla figura legittimata a farlo, ovvero dal presidente del comitato) a partecipare ad una riunione del comitato studentesco, già autorizzata da diverse settimane, che si sarebbe tenuta dopo poche ore, alla quale la scrivente non ha potuto partecipare per concomitanti impegni con i docenti già programmati: è ulteriormente evidente come non ci sia stata la volontà di confronto proprio da parte di coloro che hanno portato in piazza una protesta sostanzialmente incentrata su slogan che contestavano la mancanza di dialogo e di ascolto!

Tralasciando le modalità con le quali i promotori della protesta hanno operato (ovvero bypassando figure preposte e sedi opportune!), è doveroso, altresì, rammentare che la scuola organizza, ogni anno, a inizio anno scolastico, incontri tra dirigenza, docenti, genitori, studenti e studentesse, al fine di illustrare Regolamenti, norme e disposizioni dirigenziali vigenti, i quali vengono riproposti, altresì, in occasione delle assemblee con i genitori per l’elezione dei Rappresentanti di classe (alle quali tutti i genitori vengono puntualmente invitati a partecipare!) e sono messi a disposizione di tutti sia sul sito web scolastico che sul registro elettronico.

Coloro che si sono sentiti lesi nel loro diritto di essere ascoltati hanno avuto varie e numerose occasioni per esternare le problematiche percepite e, considerato che la scrivente, al contrario dei messaggi che sono stati veicolati, è sempre presente e disponibile, si deve, con rammarico, prendere atto che, evidentemente, sono state tutte occasioni vane, poiché non sfruttate.

Peraltro, è opportuno rammentare che l’istituzione scolastica si fonda su un organigramma che, oltre al dirigente scolastico, prevede ruoli e compiti specifici (anch’essi resi pubblici sul registro elettronico e sul sito web scolastico!) e che anche i collaboratori del dirigente, così come i coordinatori di classe, sono espressamente delegati ad accogliere istanze, esigenze, osservazioni da sottoporre alla dirigenza, fermo restando che tutte le situazioni vengono comunque sempre prese in carico dalla scrivente!

Tale precisazione è doverosa, stante il fatto che si lamenta una “mancanza di ascolto” e che il dirigente scolastico è investito di numerose altre incombenze e adempimenti necessari per la realizzazione di tutte le attività didattiche, curricolari ed extracurricolari, previste, potendo, di conseguenza, contare sulla collaborazione di altre figure istituzionali all’uopo designate.

Ogni richiesta pervenuta, nelle forme e nei modi istituzionalmente previsti, è stata puntualmente soddisfatta, non ultimo il riscontro puntualmente fornito alla “Richiesta chiarimenti/revisione inerente a circolare n. 502 del 09/05/2024”, pervenuta in forma scritta nel mese di maggio dello scorso anno scolastico, al quale si fa riferimento per fondare l’azione di protesta attuata.

È del tutto ovvio e comprensibile che il rispetto delle regole fissate (ben note a tutti!) risulti scomodo e, a tratti, ingiusto, in particolar modo nei casi in cui, evidentemente, il processo di maturazione della coscienza civica (che include anche la conoscenza e il rispetto delle regole, oltre ai diritti) risulti ancora in fase di sviluppo. E questo percorso di crescita dovrebbe essere supportato con azioni proattive e costruttive e non contrastato con mezzi e modi che inaspriscono situazioni e relazioni, a danno dei ragazzi.

Per quanto sopra riportato, si ritiene doveroso confermare il punto di vista di questa dirigenza rispetto all’iniziativa portata in strada, senza una previa discussione nelle sedi opportune e sopra enucleate, la quale, ancorché caratterizzarsi come libera espressione democratica, non solo ha confermato la sua totale infondatezza ma ha finito per assumere la connotazione di un’azione a tratti calunniosa e lesiva dell’immagine dell’istituzione scolastica, con particolare riferimento ad alcune espressioni utilizzate e pubblicate in rete (per citarne una: abuso di potere). Peraltro, le modalità con le quali la manifestazione è stata organizzata sono tra le cause principali della mancata adesione della maggioranza degli studenti e delle studentesse, risultati regolarmente presenti a scuola, certamente non “per timore di ripercussioni” (come emerge da dichiarazioni rilasciate e pubblicate in rete) ma per scelta ben ponderata e meditata.

A tal proposito, è ulteriormente doveroso precisare che, con la nota disciplinare comminata a diversi/e alunni/e assenti oggi, non si è assolutamente “punita” la partecipazione alla manifestazione studentesca ma registrata l’assenza collettiva arbitraria ingiustificata, così come previsto dalla Tabella A del Regolamento disciplina alunni (e non dalla scrivente), che la qualifica come “infrazione disciplinare”.

Inoltre, a proposito una presunta violazione della privacy in una non meglio precisata Circolare emessa, si evidenzia che non vi è alcuna violazione nel trattamento di qualsivoglia dato inerente gli alunni (inclusi quelli presenti su documenti che vengono consegnati dai genitori per giustificare ingressi posticipati o uscite anticipate), essendo il personale tutto “autorizzato al trattamento dei dati personali”, ai sensi degli artt. 4 e 29 del Regolamento europeo 679/2016; inoltre, viene espressamente chiesto di consegnare esclusivamente documenti con dati sensibili oscurati!

È doveroso evidenziare, altresì, che le regole scolastiche così tanto contestate oggi dal gruppo di studenti e studentesse manifestanti non sono certo il frutto di un esercizio autoritario e arbitrario di chi la scuola la rappresenta, ma vengono fissate dagli organi collegiali competenti, ferme restando le competenze precipue del dirigente scolastico, anch’esse fissate e sancite da norme di legge.

L’applicazione puntuale e rigorosa delle stesse costituisce un obbligo e un impegno per tutti, nel rispetto delle prerogative specifiche legate al proprio ruolo e nell’esercizio della corresponsabilità educativa che investe docenti, alunni/e/ genitori, dirigenza scolastica.

La comunità scolastica tutta è chiamata (e certamente disponibile) a dare il proprio contributo fattivo e costruttivo al percorso di crescita dei nostri studenti e delle nostre studentesse, senza mai dimenticare che gli studenti e le studentesse che la scuola concorre a formare oggi saranno i futuri cittadini, professionisti, lavoratori, chiamati, parimenti, a rispettare norme, ruoli e regolamenti di qualsiasi contesto in cui si troveranno ad agire ed interagire!».

La dirigente scolastica Monia Casarano

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