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Cronaca

Lecce: controlli antidroga nella zona di Piazzetta Carducci

In particolare i controlli hanno interessato le strade adiacenti l’ex convitto Palmieri di recente teatro della recrudescenza di atti vandalici e aggressioni

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I finanzieri di Lecce, nella notte tra sabato e domenica hanno eseguito una serie di controlli in Piazzetta Carducci e nelle vie adiacenti, a contrasto della detenzione e dello spaccio di sostanze stupefacenti, pervenendo al sequestro di circa 50 grammi di droga. In particolare i controlli, effettuati anche con l’utilizzo di unità cinofile, hanno interessato le strade adiacenti l’ex convitto Palmieri di recente teatro della recrudescenza di atti vandalici e aggressioni. Nel corso dei controlli sono stati individuati 5 assuntori di sostanze stupefacenti di età compresa tra i venti e trent’anni tutti originari della provincia, che sono stati segnalati all’Ufficio Territoriale di Governo per “uso personale non terapeutico di sostanze stupefacenti”. L’attività ha portato al sequestro di grammi 48,7 di sostanza stupefacente, già suddivisa in dosi; nello specifico di grammi 37,2 grammi di hashish, 9,3 grammi di marijuana e grammi 2,2 di eroina. In particolare la bonifica dei luoghi interessati al controllo, effettuata con l’ausilio del cane antidroga “Valex”, ha permesso di individuare e porre sotto sequestro grammi 34,7 di sostanza stupefacente suddiviso in dosi rinvenuta per terra.

Alessano

Scontro nel Capo di Leuca: coinvolti in sette

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Violento incidente stradale in serata sulla provinciale tra Montesardo (Alessano) e Ruggiano (Salve).

Coinvolte una Renault Captur ed una Fiat Multipla. Lo scontro, avvenuto attorno alle 21, ha provocato il ferimento di 3 persone su ben 7 viaggianti a bordo dei mezzi incidentati.

Di queste, due sono state condotte in ospedale in codice giallo a Tricase dal personale sanitario del 118. Nessuno per fortuna è in gravi condizioni.

Per permettere le operazioni di soccorso, sono intervenuti anche i vigili del fuoco del Distaccamento di Tricase e i carabinieri della locale Compagnia.

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Cronaca

Non è un posto per i “maranza”

Ragazzino armato di coltello? Il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Miggiano – Montesano, Gianni Sergi: «Caso isolato e senza sviluppi, situazione sotto controllo». I sindaci: «Clamore immotivato»

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di Giuseppe Cerfeda

Miggiano e Montesano Salentino sono state negli ultimi giorni, loro malgrado, al centro della cronaca nazionale.

Della vicenda partita dalla scuola media di Miggiano si è parlato molto e qualche volta anche a sproposito.

Gianni Sergi, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Miggiano – Montesano

Proviamo qui a fare chiarezza con il racconto di chi ha vissuto tutto in prima persona, il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo, Gianni Sergi: «Ho ricevuto un’informativa da parte del comando dei carabinieri di Specchia (competente anche su Miggiano e Montesano, NdA) dalla quale venivo a conoscenza di una vicenda denunciata dal genitore di un ragazzo di terza media del mio Istituto che ne sarebbe rimasto coinvolto. Si faceva anche riferimento a un altro episodio che sarebbe accaduto al campo sportivo di Montesano e a un altro ragazzo ancora, pure lui minacciato con il coltello. La cosa ovviamente mi ha lasciato di stucco perché fondamentalmente Miggiano e Montesano sono comunità molto tranquille, sane e con dei valori ben radicati; o, comunque, ben distanti da quei fenomeni legati a grandi città o ad altre località, tipo “maranza” o baby gang».

Il dirigente sottolinea subito che «è stato un episodio unico, isolato e circoscritto e del quale, peraltro, non abbiamo avuto più riscontro da parte degli inquirenti. Infatti, l’informativa dei carabinieri è stata notificata anche alla Procura della Repubblica e al Tribunale del Minori e, ad oggi, a meno che non vi siano ancora indagini in corso, non ci sono stati sviluppi o aggiornamenti, né da parte dei carabinieri, né da parte della Procura Repubblica».

Detto questo, però, Sergi ha ritenuto giusto «non sottovalutare la questione» e «mi sono mosso subito, invitando i genitori a una sorta di patto educativo, un’alleanza tra famiglia e scuola per monitorare meglio i comportamenti dei ragazzi una volta finite le lezioni. All’interno, intanto, ho intensificato tale monitoraggio, allertando tutta la comunità educante, compresi anche i collaboratori scolastici. Ho chiesto a tutti, nel caso ne fossero venuti a conoscenza, di avvertirmi tempestivamente, anche di piccoli movimenti, di parole fuori posto, ecc.».

Quindi massima allerta, ma nessun allarmismo: «Ho invitato i ragazzi a installare sul loro telefonino l’app della polizia “Youpol” e a scuola abbiamo messo in atto tutte le misure necessarie per recepire, intercettare. Abbiamo anche collocato nelle scuole medie di Miggiano e Montesano due cassette che abbiamo chiamato “ConfidiAmo”, dove i ragazzi nella massima privacy potevano inserire dei bigliettini anonimi e denunciare eventuali storture. A distanza di quasi quattro mesi, però, nessuna segnalazione di rilievo».

Però la bolla è scoppiata “solo” in questi giorni…

«Abbiamo avuto l’onore e il piacere di ospitare nella nostra scuola don Antonio Coluccia, il quale è voluto venire a trovarmi e ha parlato della lettera che avevo inviato alle famiglie, elogiandomi anche per il coraggio. Le sue parole hanno avuto un riverbero immediato attraverso TV e stampa e così si sono accesi i riflettori».

Sembra si sia risolto tutto in una bolla di sapone: «Mi sono da poco relazionato con il Tribunale dei Minori e mi hanno riferito ancora una volta che non ci sono sviluppi. Questo per dire che la situazione non soltanto è monitorata ma è anche sotto controllo».

Come da questo giornale abbiamo sempre sostenuto, occupandoci anche di vicende ben più delicate (leggi mafia), se il malessere c’è va denunciato. Giusto non creare allarmismi ma neanche nascondere la polvere sotto il tappeto. Il dirigente scolastico non nasconde una certa amarezza per le polemiche che ne sono scaturite: «Sono stato il primo a non mettere la testa nella sabbia o girarmi dall’altra parte di fronte all’informativa. Che, ben inteso, è arrivata anche ai comuni, agli assistenti sociali, di Miggiano, Montesano e Specchia, alla collega di Alessano il cui comprensivo si allarga fino a Specchia. Del resto, quello che ho fatto è stato solo inviare una lettera ai genitori dei ragazzi di terza media. Non era mia intenzione allarmare alcuno ma solo mettere a conoscenza e attivare, come dicevo, la rete educativa per prevenire eventuali situazioni delicate. Anche per questo, abbiamo avuto a scuola per una giornata intera, a parlare con i ragazzi, per tutelarli, prenderci cura di loro, il Commissario Capo del Commissariato di Polizia di Taurisano, Antonio De Iaco».

Fatte le dovute premesse, Gianni Sergi vuole «rassicurare la mia comunità educante e più in generale i cittadini di Miggiano e Montesano e tranquillizzare i genitori. Quello di cui si parla è stato, lo ripeto, un caso isolato, circoscritto. Del quale, peraltro, non si è saputo più alcunché. Quindi, dobbiamo riprendere a vivere la scuola in serenità. Non nascondo che mi abbia dato un po’ fastidio che la scuola che dirigo ne sia rimasta marchiata. Non lo meritiamo».

Infine, «continueremo a tenere alta la guardia ma dovremo continuare a lavorare serenamente. Lo dico per la serenità di tutti, dei ragazzi, innanzitutto, e del loro equilibrio psicofisico. E anche per le famiglie che ci affidano quanto di più prezioso: i loro figli. Noi ce ne prenderemo cura come abbiamo sempre fatto, con grande attenzione».

«Miggiano è una comunità sana»

Il sindaco Michele Sperti su una cosa non ha dubbi: «Miggiano è una comunità sana!».

Michele Sperti, sindaco di Miggiano

Lo ha ripetuto fino alla noia ai giornalisti che lo hanno contattato per avere un parere sulla vicenda, lo ha persino postato sui social.

«Dopo le notizie diffuse in questi giorni, relative a presunti casi di bullismo o violenza tra ragazzi, serve una doverosa presa di posizione», spiega. «Tutto nasce da un’informativa del Comando Stazione Carabinieri di Specchia dello scorso mese di novembre con la quale veniva riferito agli Istituti comprensivi del territorio di una telefonata di un genitore, preoccupato perché alcuni compagni di scuola del figlio erano soliti portare al seguito dei coltelli, e riferendo altresì di gruppi di ragazzini provenienti da diversi paesi soliti a sfidarsi tra loro».

«Ricevuta la comunicazione», ricostruisce, «il dirigente scolastico del comprensivo di Miggiano – Montesano ha informato le famiglie invitandole a mettere in piedi iniziative finalizzate al controllo e alla verifica di eventuali comportamenti inappropriati dei propri figli».
«Ciascuno ha impiegato le opportune competenze mosso dalle migliori intenzioni», chiarisce il primo cittadino, «ma, attualmente, non risulta che la telefonata arrivata ai carabinieri di Specchia abbia prodotto alcun risultato di indagine, tant’è che nessuna inchiesta è nota né dalle forze di polizia né dalla magistratura».

Allo stesso tempo, nell’ambito del progetto di educazione alla legalità, il dirigente dell’I. C. ha ospitato, nei plessi scolastici di Montesano Salentino, don Antonio Coluccia, chiara figura di impegno civile contro la criminalità, il quale, richiamando la lettera del dirigente ai genitori dello scorso novembre, ha lanciato un monito di condanna nei confronti di ogni forma di violenza.

«Mi preme sottolineare che in questo territorio, nell’ambito delle proprie competenze, docenti, educatori e associazioni svolgono il proprio ruolo con grande professionalità, passione, responsabilità, scrupolo e rigore, e tale da garantire la crescita armoniosa dei nostri figli», aggiunge Sperti. «Nessuno può e deve tirarsi indietro o abbassare la guardia di fronte a possibili accadimenti di violenza che, se verificati, devono trovare una comunità pronta ad affrontarli e stigmatizzarli con forte determinazione».

Quello che proprio non è andato giù al sindaco è la bolla mediatica che ha investito il suo paese: «Una realtà come Miggiano permette di conoscere tutti i ragazzi che appartengono alla comunità scolastica e ogni famiglia. Nessun dubbio, pertanto, esiste sulla moralità di ciascuno di loro, così come vi è assoluta certezza che la comunità miggianese è sempre, e da sempre, capace di svolgere un ruolo di sollecitazione propositiva verso i ragazzi».

Michele Sperti, infine, assicura che «non è mai mancato né mancherà l’impegno delle istituzioni, in piena collaborazione con le forze dell’ordine, perché Miggiano possa continuare a essere una comunità sana».

«Ingiustificabile bolla mediatica»

Sulla vicenda è intervenuto pubblicamente anche il sindaco di Montesano Salentino Giuseppe Maglie.

Giuseppe Maglie, sindaco di Montesano Salentino

«Anche in virtù di una incredibile e ingiustificabile bolla mediatica che ha trovato spazio addirittura sui media nazionali», attacca, «voglio affermare e chiarire che la nostra comunità non è coinvolta nella vicenda, se non marginalmente».

«Dispiace constatare, però», continua il primo cittadino, «come una comunità come la nostra, storicamente e notoriamente sana, tranquilla, operosa e da sempre lontana da logiche di violenza, possa salire alla ribalta delle cronache nazionali senza la necessaria e puntuale verifica».

Difeso l’onore del suo paese, il sindaco Maglie garantisce, comunque, che «continueremo a vigilare attentamente, come fatto finora, insieme alle forze dell’ordine e alle autorità competenti, nel tentativo di prevenire e magari di stanare ogni possibile occasione di radicamento di forme inclini alla violenza».

Il sindaco Giuseppe Maglie, dopo aver ricordato e ringraziato «per il grande lavoro di prevenzione e per affermare i valori di solidarietà, onestà e fratellanza, che quotidianamente svolgono la scuola, i docenti, le famiglie, la parrocchia, le associazioni e l’amministrazione comunale», si augura che «in futuro si faccia molta più attenzione prima di divulgare notizie di una così evidente gravità che possono ledere significativamente la storia e l’immagine di una qualsiasi comunità».

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Castrignano del Capo

«Così hanno truffato mia zia (ultranovantenne)»

La testimonianza diretta: «Hanno telefonato, si sono finti carabinieri e le hanno passato qualcuno che fingendosi me le ha chiesto disperato aiuto… in denaro»

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di Lorenzo Zito

Di solito si dice “proprio come nei film”.

Stavolta diremo “proprio come sui giornali”.

Ebbene sì: le storie di truffa da cui le forze dell’ordine ci mettono quotidianamente in guardia, anche dalle colonne della stampa, sono purtroppo realtà, per quanto possano sembrare assurde.

A renderle vere, un mix letale di spietatezza dei malviventi ed incapacità/impossibilità di difendersi delle vittime.

A Castrignano del Capo è andata in scena l’ultima truffa del finto arresto ai danni di un caro parente.

Raggiro finalizzato ad estorcere ad una ultranovantenne del posto denaro o monili.

La vittima è vedova e vive da sola: l’obiettivo perfetto per chi non ha scrupoli.

I truffatori, al telefono, si sono finti carabinieri ed hanno simulato la voce di uno dei suoi nipoti.

Proprio da quest’ultimo abbiamo raccolto la testimonianza dell’accaduto.

La riportiamo negli elementi salienti, sperando possa contribuire ad arginare il fenomeno.

Ricordiamo che, prima di cedere a qualsiasi richiesta sospetta o inusuale, è sempre opportuno chiamare il 112 per non finire preda dei malviventi.

PASSANO UN FINTO PARENTE AL TELEFONO

«Il trucco è quello più classico: hanno chiamato mia zia chiedendole se io fossi suo nipote e fingendosi carabinieri. Ottenuta la conferma della parentela, le hanno detto: “Signora suo nipote ha causato un grave incidente ed ora è trattenuto in caserma. Per essere rilasciato ha bisogno subito di denaro, che non ha con sé”. A quel punto, per convincere del tutto la vittima, le passano un’altra persona che si finge il parente designato. In questo caso, chi parlava fingeva di essere il sottoscritto e chiedeva, con tono disperato, aiuto. È chiaro che scelgono di puntare persone fragili, non in grado di difendersi e che, complice l’età, non hanno facilità nel riconoscere il timbro di voce una persona al telefono».

TENGONO IN LINEA LA VITTIMA

«Quando la vittima è ormai convinta di dover aiutare il proprio parente, riprende la linea il falso carabiniere che comunica: “Signora lasci la porta aperta, passa un collega. Gli consegni quello che ha con sé, non si preoccupi della somma”. Non chiudono però la chiamata. Lo scopo è duplice. Da un lato, restando in linea, danno l’idea di non avere nulla da nascondere e rafforzano la fiducia di chi è dall’altra parte del telefono. Dall’altro, soprattutto, scongiurano che la vittima possa fare una telefonata che, nel frattempo, possa farle scoprire l’inganno».

FANNO PIÙ TENTATIVI

«Abbiamo scoperto la truffa solo dopo che si era consumata. Dopo aver consegnato una somma di denaro (che mia zia non sa tuttora quantificare; ha dato tutto ciò che aveva in casa ed ha problemi di memoria), non ha telefonato a me, credendomi appunto in caserma, bensì a mia sorella, per raccontarle cosa mi era capitato. Nelle ore successive, ricostruendo la vicenda e contattando i familiari, abbiamo scoperto che avevano fatto anche un altro tentativo, non andato a segno: fingendo sempre di chiamare per mio conto, avevano telefonato ad un’altra zia. A salvarla dal raggiro il fatto che fosse con la badante. È bastato un altro telefono in casa da cui chiamare, appunto, un altro parente per stoppare i truffatori».

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