Connect with us

Approfondimenti

Leuca e la ‘nuova’ Colonia Scarciglia che mette tutti d’accordo

Pubblicato

il

COLONIA SCARCIGLIA, LEUCA



Presso il Circolo della Vela di Santa Maria di Leuca, è stato presentato ufficialmente il progetto di riqualificazione della Colonia Scarciglia vincitore del bando di gara emanato dall’amministrazione di Castrignano del Capo alla fine del 2022.


IL FUTURO DI LEUCA


Il presidente dello Yacht Club, Giovanni Arditi di Castelvetere, ha posto l’attenzione sul fatto che il progetto di riqualificazione della Colonia Scarciglia rappresenta il futuro di Leuca, allo stesso modo in cui lo Yacht Club Leuca, le cui radici affondando nel lontano 1878, ne rappresenta la storia.


OCCASIONE DI RILANCIO


Per il sindaco di Castrignano del Capo, Francesco Petracca, rappresenta un’occasione di rilancio per il territorio e si inserisce in un programma di rigenerazione più ampio: «La Colonia Scarciglia, così come appare oggi, non è un buon biglietto da visita per Leuca.  Appena ho visto il progetto me ne sono subito innamorato: non è impattante; è rispettoso dell’ambiente; rinuncia a 700 mq di volumi; comporta una riqualificazione dell’intero promontorio di Punta Meliso, anche attraverso un rimboscamento; prevede una serie di collegamenti con la Via Francigena e con la Via Crucis, rivolgendosi anche al turismo religioso e dei cammini; lascia aperto al pubblico il percorso che porta a Punta Meliso e, infine, è un progetto che dall’esterno si vede poco, si confonde con la roccia e la macchia mediterranea».


DA APPLAUSI


L’assessora regionale Anna Grazia Maraschio ha sottolineato come il progetto coniughi «tutte le componenti essenziali negli interventi di riqualificazione» ed ha raccontato come «quando fu presentato per la prima volta ai funzionari del paesaggio e dell’urbanistica della Regione Puglia, alla fine ci furono un minuto di silenzio e un applauso».


PER MONSIGNORE E’ OK


Don Gianni Leo (Rettore della Basilica di Santa Maria De Finibus Terrae), intervenuto per conto del Vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, ha ricordato come Mons. Vito Angiuli sia «stato tra i primi a visionare questo progetto e ad auspicarne la realizzazione».


RESTUTUISCE BELLEZZA


L’imprenditore Ivan De Masi ha posto l’accento sulla valenza pubblica: «Il progetto risponde ad un’esigenza del Comune di Castrignano del Capo che prevede la riqualificazione urbana di un’area più vasta. Restituisce bellezza e fa convivere pubblico e privato. Una parte del progetto è destinata, infatti, a rimanere pubblica e sarà la sede di una Fondazione Culturale di cui si spera facciano parte le istituzioni: l’Università del Salento, la Diocesi ed i privati che a vario titolo operano sul territorio».


LUOGO UNICO


L’altro imprenditore in rappresentanza dell’azienda promotrice Alboran Real Estate, Pasquale Amabile si è soffermato sugli aspetti turistico-ricettivi del progetto: «Nell’immaginario collettivo dell’Italia, Leuca è percepita come un luogo unico, al pari di Capri, ma può e deve ancora crescere da molti punti di vista. L’auspicio è che possa farlo anche grazie a questo progetto, che prevede la creazione di una struttura ricettiva di alto livello, finalizzata a qualificare ancora di più l’offerta turistica in Salento».


PAESAGGIO PROTAGONISTA


L’architetto Toti Semerano, infine, ha spiegato la filosofia di fondo del progetto: «L’attuale fronte della Colonia Scarciglia è un detrattore ambientale, nonostante la sua storia e le ragioni straordinarie per cui è stato realizzato. Il progetto si propone di lasciare solo il piano terra dell’immobile e di rivelare la collina alle sue spalle, che è stata cancellata e non è più percepibile. Il vero protagonista è il paesaggio. La caratteristica essenziale del progetto consiste nella sua doppia natura: da un lato la Fondazione Culturale aperta al pubblico, che sarà il motore della nuova Colonia Scarciglia, dall’altro la struttura ricettiva e gli annessi servizi (bar, ristorante, piscina, spa ecc.) per gli ospiti».


IL FUTURO DIRETTORE


Sulla eliminazione della facciata e, più in generale, sulla riduzione del volume esistente, si è soffermato anche Mario Carparelli, futuro Direttore della Fondazione: «Quando ho visto per la prima volta il progetto ho pensato a Michelangelo, che si definiva artista “del levare” e non “del mettere”, perché per lui il blocco di marmo andava scolpito affinché potesse liberare la statua che vi era imprigionata dentro. Esattamente come Michelangelo, Toti Semerano con il suo progetto non aggiunge ma toglie, liberando la bellezza offuscata dall’attuale struttura».




SINTESI DEL PROGETTO


Il progetto, che si è aggiudicato il Premio The Plan Award 2021 per la categoria paesaggio promosso dalla rivista di architettura e design The Plan, invece di utilizzare il volume esistente, prevede di ridurlo drasticamente facendo riapparire la collina ora del tutto celata alla vista: un intervento dove l’architettura dialoga, si integra, si fonda col paesaggio.


Dell’imponente volume della Colonia Scarciglia viene utilizzato esclusivamente il piano terreno, viene recuperato invece il volume esistente dell’ex scuola, destinandolo a residenza turistica con annessi servizi.

La parte rimanente del piano terreno, opportunamente ristrutturata, resta nella disponibilità pubblica e viene recuperata per dare sede in futuro a una costituenda Fondazione Culturale.


Un unico elemento svetta nel paesaggio recuperato: una Torre di grande valore simbolico, la cui altezza è la memoria della dimensione dell’ex colonia, al cui attuale volume si sceglie di rinunciare.


La Torre sarà un segno identificativo del paesaggio costiero salentino, ma anche la Porta di accesso alla collina sovrastante, che si vuole rendere accessibile non solo come passeggiata, ma anche estendendo, attraverso un restauro botanico, la parte alberata così da formare un bosco rigenerativo dell’intero costone.

Gli appositi percorsi serviranno a raggiungere da Leuca il Santuario De Finibus Terrae e avranno pendenze adeguate, in quanto progettate con il fine di eliminare ogni barriera architettonica e dare comodo accesso alla terrazza che si sviluppa sopra l’immobile destinato alla sede della Fondazione.


Questo grande spazio diventerà una Arena cinema all’aperto e sarà utilizzabile, oltre che per proiezioni e rassegne cinematografiche, anche per ogni altra manifestazione culturale.



Rendering Colonia Scarciglia-55


UN PO’ DI STORIA, UNA VOLTA LA COLONIA ERA COSì….



Il prof. Hervé Cavallera.


L’attuale progetto di riqualificazione della vecchia Colonia Scarciglia, da tempo abbandonata, fa riemergere ricordi di un passato ormai svanito, divenuto storia.


Per tutto l’Ottocento non pochi erano, nella penisola italiana, i bambini poveri ed esposti a malattie. Pertanto varie associazioni filantropiche e religiose decisero di ospitarli, durante la calura estiva, in degli edifici detti colonie marine (o ospizi).


La più antica colonia pare sia quella aperta a dei bambini di strada da parte dell’Ospedale di Lucca a Viareggio nel 1822. Altri ospizi con analoghi compiti sorsero in zone montane.La loro finalità non era solo ricreativa, ma soprattutto sanatoriale, in particolar modo per piccoli malati di tubercolosi e di scrofolosi.


Il fenomeno della presenza di tali malattie si era accentuato con l’urbanizzazione, la quale aveva generato ulteriori problemi igienici nei quartieri popolari, dove molte volte mancava l’acqua e carenti erano i servizi igienici.


Né la situazione igienica era più rosea nei tanti medi e piccoli Comuni italiani. La prima guerra mondiale accrebbe ancor di più il disagio igienico ed economico, con la diffusione di malattie come la sifilide, il tracoma e il tifo, oltre che la tubercolosi.


Il fascismo, all’interno della sua visione dello Stato totalitario, affrontò risolutamente il problema della organizzazione di massa della gioventù e dell’igiene sociale potenziando le colonie estive, montane e marine e, dal 1926, la loro gestione fu affidata alle locali federazioni del Partito Nazionale Fascista.


Per quanto riguarda il basso Salento orientale, nel 1928 fu aperta a Leuca la Colonia “Luigi Scarciglia” e un’altra, denominata Colonia Trieste, ai Laghi Alimini (Otranto). Il tutto fu poi, con gli anni Trenta, gestito dall’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI) e dall’Opera Nazionale Balilla (ONB). Nel 1937 la cura delle colonie fu affidata alla Gioventù Italiana del Littorio (GIL).


Alle colonie potevano accedere – così si legge in un regolamento del 1939 – bambini provenienti da famiglie bisognose, dando la precedenza agli orfani di caduti di guerra e ai figli di mutilati e di invalidi per la grande guerra.


L’età dei frequentanti  andava dai 6 ai 13 anni. Dalle fonti ufficiali risulta un totale di 568.680 assistiti nel 1935 e 806.964 durante l’estate del 1939.


Il soggiorno durava circa un mese, secondo un piano giornaliero di attività stabilito a livello nazionale, in cui non mancava il carattere patriottico secondo il costume del tempo.


Con la  nascita della Repubblica Italiana le colonie estive hanno poi assunto un carattere più vacanziero oltre che formativo e sanitario, e il patrimonio immobiliare  delle colonie  è stato  affidato prima alle  province e regioni e poi, negli anni ’70, agli enti locali.


Soprattutto negli anni anteriori al boom economico, le colonie estive rappresentavano una mèta ambita per tanti bambini, anche se non sempre facile da raggiungere. Le auto private negli anni ’50 non erano molte, sì che i bambini, come ben ricordo, potevano ancora giocare per  strada; il tutto con la vigilanza, discreta ma oculata, di madri e parenti anziani.


Né erano adeguati (e non lo sono tuttora) i mezzi pubblici per lo spostamento nei vari paesi del Capo di Leuca, sì che andare alla Colonia Scarciglia (e risiedervi) rappresentava allora un’autentica avventura e non sempre le famiglie, per privata cautela, erano disposte ad affidarvi i loro figli. Il distacco da casa non era sentimentalmente ben vissuto dai genitori.


Accettato era invece lo spostarsi in gruppo, in modo da essere sicuri di quanto potesse accadere ai piccoli. In un momento storico in cui le risorse economiche erano assai ristrette, i villeggianti nelle marine appartenevano di solito al ceto medio-alto. Essendo inoltre i nostri paesi distanti dal mare pochi chilometri,  i più solevano recarsi al mare  per il tramite della corriera che in vari Comuni collegava giornalmente il centro urbano con la marina.


Per tale motivo, negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, la frequenza della Colonia era considera propria delle classi sociali meno abbienti e d’altra parte non sempre i Comuni – riferendoci al nostro territorio – erano in grado o capaci di sviluppare una amministrazione che attraesse e incrementasse con indubbi vantaggi ricreativi e formativi la vita dei ragazzi durante il soggiorno.


Di qui il graduale ma inesorabile declino, sì che una struttura, pur imponente come la Colonia Scarciglia, è andata incontro all’abbandono.


E tuttavia occorre sottolineare che il ruolo delle colonie estive è stato importante sotto tanti aspetti. In primo luogo quello sanatoriale in quanto non solo garantiva un momento di vita in un ambiente salubre, ma sospingeva alla utilizzazione di una vita igienica, laddove varie abitazioni erano prive dei servizi primari.


Poi i bambini socializzavano e imparavano la disciplina, elementi fondamentali del vivere civile. Così le colonie esprimevano l’esigenza che lo Stato tutelasse e promuovesse sempre di più la salute pubblica, che è un bene essenziale.



Hervé Cavallera

Approfondimenti

Inaugurata la biblioteca “Giambattista Lezzi” a Casarano

il Sindaco De Nuzzo e l’Assessore Legittimo: “Grazie alla fiducia che i cittadini ci hanno accordato”. “Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero”.

Pubblicato

il

“Ci sono sogni destinati a rimanere tali ma che comunque aiutano a migliorarsi. Altri destinati a realizzarsi nel momento in cui si ha la possibilità di incidere”.

E’ lapidario il sindaco di Casarano, Ottavio De Nuzzo, durante l’inaugurazione della nuova Biblioteca Comunale della città.

È grazie alla fiducia che i cittadini hanno accordato alla nostra Amministrazione che tutto è iniziato. Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero.

E prosegue: “Sono stati anni di lavoro: convenzione con il Polo Biblio Museale di Lecce, partecipazione al bando per il servizio civile 2025, adesione rete delle Biblioteche Regionali, censimento matricola al Ministero, progettazione e realizzazione arredi e tanto altro.
Fatica? No gioia di vedere prendere corpo e anima ad un luogo che sarà un punto di partenza da dove si propagheranno, tutto intorno, attività culturali”.

“Da quelle stanze”, sostiene l’assessore, Emanuele Leggittimo,  “si sprigionerà una luce forte che passando da Palazzo De Judicibis si estenderà nel Sedile comunale per arrivare a Piazza Mercato.
Lievito di vita e di bellezza, di incontro e scambi di saperi.
Siamo contenti e orgogliosi, oggi lo possiamo dire per aver potuto inaugurare e contare su “un luogo del sapere” che è la Biblioteca Comunale “Giambattista Lezzi”.

Continua a Leggere

Alessano

“Vi voglio bene”, un libro essenziale per raccontare don Tonino e la sua storia

Monsignor Vito Angiuli: “Scritti e documenti inediti per scoprire l’intera vocazione pastorale da sacerdote e da vescovo. Guardate con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”

Pubblicato

il

di Luca De Santis

Vi voglio bene, Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello è l’ultima fatica data alle stampe dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Il nuovo libro ha visto la luce nel mese di ottobre 2024, per le edizioni Il pozzo di Giacobbe. Quest’ultima si colloca in continuità con le precedenti pubblicazioni frutto di interessanti studi che Angiuli ha compiuto sul sacerdote della diocesi ugentina divenuto vescovo di Molfetta. 

Il sottotitolo dell’opera ci fornisce le giuste delucidazioni riguardo a quelle che sono le intenzioni dell’autore: Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello. Il testo è composto da una corposa introduzione dove l’autore pone e spiega la sua tesi riguardo a un’inscindibile armonia e continuità presente tra il ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino. 

Nel primo capitolo, Ordinazione episcopale, sono stati curati una serie di scritti in cui il futuro vescovo di Molfetta mette in evidenza un forte attaccamento alla sua terra natia e le motivazioni che lo hanno condotto ad accettare l’ordinazione episcopale. Il secondo capitolo, Don Tonino saluta la Chiesa ugentina, raccoglie alcune omelie di saluto che don Tonino ha pronunciato prima della sua partenza per Molfetta, dove traspare in modo palpabile il suo amore per la Diocesi di Ugento che ha servito per 25 anni. 

All’interno dell’ultimo capitolo troveremo invece degli scritti inediti da datarsi secondo Angiuli tra il 1960 e il 1980. La gran parte di essi pur non avendo una data o la firma, possono tranquillamente essere definiti autentici, tenendo conto della calligrafia di don Tonino. L’ordine cronologico è dato dal Curatore sulla base delle tematiche che in questi scritti vengono a essere trattate.

La maggior parte di questi risale al periodo in cui don Tonino svolgeva il suo ministero presso la Diocesi di Ugento. 

L’episcopato di don Tonino

Questi scritti contengono in modo germinale quelle tematiche che durante gli anni di episcopato don Tonino tratterà in modo più approfondito, in base alle sollecitazioni di quel contesto storico. Tenendo conto di quanto abbiamo rilevato è possibile dire che il libro si lascia leggere in modo molto scorrevole dimostrandosi adatto persino per coloro che non hanno avuto una conoscenza dettagliata di colui che la Chiesa Cattolica ha dichiarato Venerabile. 

Il vescovo Angiuli ha deciso di intitolare questo suo ultimo libro con un’espressione che don Tonino lungo il suo ministero sacerdotale ed episcopale ha utilizzato spesso: Vi voglio bene.

Quest’ultima non ha solo la funzione di comunicare i suoi sentimenti, quanto la simpatia con cui si poneva nei confronti di quella porzione di popolo che era stata affidata alle sue cure pastorali, ma anche nei confronti della storia a lui contemporanea in cui l’umanità era immersa. 

Il vi voglio bene di don Tonino

Il vi voglio bene di don Tonino – ci aiuta a comprendere l’autore – trova significato in una delle più belle espressioni da lui spesso utilizzate e contenute nella Costituzione Conciliare Gaudium et spes al n. 1: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». 

Le motivazioni ministeriali di don Tonino nelle varie fasi dei suoi incarichi sia nella diocesi ugentina che in quella di pastore della Chiesa di Molfetta hanno mantenuto le medesime fondamenta che hanno da sempre configurato la sua fede: coltivare la preghiera, meditare la Parola, adorare Gesù eucarestia. Prendiamo atto che gli anni del ministero episcopale hanno oscurato il periodo sacerdotale, ma quegli aspetti che hanno reso il vescovo Bello conosciuto in campo nazionale e oltre, ciò per cui è stato amato nella Diocesi a lui affidata, erano già presenti nel ministero svolto nell’estremo lembo d’Italia, in quel Capo di Leuca, durante il suo lungo ministero sacerdotale come professore e vice-rettore presso il Seminario vescovile, come parroco a Ugento e Tricase, nei vari incarichi pastorali.

La presidenza del Pax Christi

Cade in grave errore chi sostiene che l’episcopato, in particolar modo la presidenza di Pax Christi, abbia segnato una svolta ministeriale in don Tonino, una conversione verso le tematiche sociali, in particolar modo quella della pace e della non violenza. A tal proposito Angiuli nell’Introduzione del libro è perentorio nel sostenere il fatto che non vi è nessuna discontinuità di pensiero tra il don Tonino sacerdote e vescovo, e che pensare il contrario significherebbe mistificare la realtà.

Quest’ultimo durante il suo percorso di studio ha consolidato un ottimo utilizzo del metodo deduttivo tramite la sua formazione filosofica e teologica, così come una padronanza del metodo induttivo nel confrontarsi e padroneggiare le scienze moderne: sociologia, psicologia, diritto del lavoro, legislazione sociale, all’interno delle quali venne introdotto durante gli anni seminariali a Bologna presso l’ONARMO.

La cultura sessantottina

Accanto a coloro che sostengono una discontinuità ministeriale di don Tonino, vi sono quelli che manifestano una certa antipatia nei confronti del suo ministero, sostenendo come quest’ultimo sia il prodotto di quella cultura sessantottina che ha avuto i suoi risvolti più nefasti all’interno degli anni ’70 del secolo scorso. A costoro risponde il decreto che sancisce la Venerabilità di don Tonino, definendolo come un ottimo interprete delle istanze conciliari. 

L’aspetto, forse il più deleterio, è rappresentato da coloro che del ministero di mons. Bello prendono in considerazione e ne propagano solo i temi sociali (pace, giustizia e salvaguardia del creato), dandone una lettura ideologica. 

Costoro affrontano i temi sociali senza tener conto di quelli etici (divorzio, aborto, eutanasia), quest’ultimi aspetti non possono essere separati dai primi ed è chiaro come don Tonino gli abbia mantenuti sempre insieme. Proseguire su questa linea – sostiene Angiuli – significa trovarsi dinanzi a un Giano Bifronte dove diviene molto difficile cogliere, per esempio, la profondità teologica di alcune immagini eloquenti che don Tonino ci ha lasciato come quella della Convivialità delle differenze e della Chiesa del grembiule. 

Le radici nel basso Salento

Ciò che mons. Bello esprime nel periodo molfettese, affonda le sue radici nel basso Salento e nella formazione bolognese. Nello specifico va considerata l’impronta ministeriale di mons. Ruotolo, il vescovo di Ugento che ha ordinato presbitero don Tonino e con cui quest’ultimo ha molto collaborato: l’amore all’eucarestia, la devozione mariana, l’impegno ad attuare gli orientamenti pastorali scaturiti dal Concilio Vaticano II, la programmazione per gli itinerari di formazione per i laici, l’attenzione alle problematiche sociali presenti in questa parte del Salento. 

Un particolare merito del libro lo si riscontra nel III Capitolo Scritti vari. 

In questa sezione si trovano, come già detto, degli scritti inediti di don Tonino, i quali pur non avendo lo stesso spessore o valore di quelli pubblicati da lui stesso, hanno il merito di contenere quelle tematiche che rappresentano la continuità ministeriale che Angiuli, a ragione, evidenzia.

Quest’opera è imprescindibile per chi ha un serio interesse a conoscere la sensibilità e le radici in grado di nutrire il ministero pastorale di don Tonino dal punto di vista teologico e sociale. 

Il grande merito di Angiuli consiste nell’averci consegnato un testo che in continuità con le altre sue pubblicazioni su mons. 

Bello, ci dona una chiarezza, una verità, che non può essere tralasciata e non considerata, un atteggiamento contrario significherebbe alterare il suo pensiero, oscurare aspetti essenziali e sostanziali della sua santità.

Il vescovo Angiuli in mezzo ai bambini

 

Continua a Leggere

Approfondimenti

Controlli straordinari in tutto il Salento: arresti, denunce e contravvenzioni

Operazione congiunta delle pattuglie del Nucleo Operativo e Radiomobile e delle Stazioni di tutte le 6 Compagnie della Provincia, Lecce, Campi Salentina, Casarano, Gallipoli, Maglie e Tricase, con il supporto dell’elicottero del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari Palese e a “Fighter”, il cane antidroga del Nucleo Cinofili di Modugno

Pubblicato

il

In previsione dell’aumento delle presenze turistiche legate alle festività natalizie e di fine anno, insieme agli eventi culturali ricreativi previsti sul territorio salentino, il Comando Provinciale Carabinieri fi Lecce ha avviato un piano straordinario di prevenzione e controllo per garantire la sicurezza di cittadini e visitatori.

A partire dalle 20 di ieri sera, è stato attuato un servizio di controllo straordinario con l’obiettivo di prevenire e contrastare la criminalità, la mala movida e le violazioni relative alla vendita e al consumo di alcol e fuochi d’artificio.

Particolare attenzione è stata dedicata alla circolazione stradale, con controlli mirati su infrazioni al Codice della Strada, in particolare riguardo alla guida in stato di ebbrezza e all’uso di sostanze stupefacenti.

Sono state monitorate anche le zone con alta incidenza di furti e reati predatori.

Grazie all’operazione congiunta delle pattuglie del Nucleo Operativo e Radiomobile e delle Stazioni di tutte le 6 Compagnie della Provincia (Lecce, Campi Salentina, Casarano, Gallipoli, Maglie e Tricase), con il supporto dell’elicottero del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari Palese e a Fighter, il cane antidroga del Nucleo Cinofili di Modugno, sono stati effettuati numerosi posti di controllo in diverse aree della provincia considerate più vulnerabili a fenomeni di illegalità e degrado.

Otto gli individui arrestati, di cui quattro in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con ingenti quantitativi di droga sequestrati tra cocaina e marjuana.

Nello stesso contesto operativo è stato eseguito un ordine di carcerazione emesso dell’Autorità Giudiziaria di Catania a carico di un 55enne, responsabile di associazione di tipo mafioso.

Tre, invece, gli ordini di carcerazione emessi dalla Procura della Repubblica di Lecce a carico di altrettanti soggetti responsabili di reati contro la persona ed il patrimonio. Cinque denunce per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore ai limiti consentiti.

Infine, due titolari di esercizi commerciali, oltre ad essere stati denunciati all’autorità giudiziaria per violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro sono stati segnalati anche alla competente autorità amministrativa.

Oltre 530 veicoli sono stati controllati e circa 750 persone identificate.

Sessanta contravvenzioni emesse per violazioni del Codice della Strada anche in ragione dell’entrata in vigore della normativa relativa al nuovo Codice della Strada, con particolare riguardo alle infrazioni relative alla guida in stato di ebbrezza, all’utilizzo di telefoni cellulari durante la guida e al mancato uso della cintura di sicurezza.

Il piano di controllo proseguirà nei prossimi giorni, in concomitanza con l’arrivo delle attività festive ed i tanti eventi culturali, per garantire un ambiente sicuro e tranquillo sia per i cittadini che per i turisti.

I Carabinieri invitano tutti a «rispettare le norme di sicurezza e a segnalare eventuali comportamenti sospetti o situazioni di disagio».

L’ operazione rientra in una strategia più ampia di prevenzione e repressione della criminalità, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita nel territorio e promuovere un turismo consapevole e responsabile.

Il Comando Provinciale Carabinieri di Lecce ribadisce il proprio impegno nella «lotta contro ogni forma di illegalità, con l’intento di garantire la serenità e la sicurezza di tutti durante le festività».

📍 Segui il GalloLive News su WhatsApp 👉 clicca qui

Continua a Leggere
Pubblicità
Pubblicità

Più Letti