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News & Salento

Ortelle: botte da Or.Vi.

Tracciabilità bye bye? Gli allevatori: “Ci sentiamo presi in giro”. Il Prof. Carluccio: “Solo alcune aziende hanno seguito alla lettera il protocollo per la rintracciabilità breve. Ora non devono essere danneggiate”

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di Giuseppe Cerfeda


Dal campo alla tavola, dagli allevatori ai consumatori, seguendo un percorso che riprende le vecchie tecniche di allevamento, per arrivare all’obiettivo di chiudere la filiera e giungere quindi alla produzione di salumi. È (era?) questo il Progetto sulla tracciabilità del Maiale del Salento leccese “Or. Vi.” (trattasi di carne suina proveniente dagli allevamenti locali e denominata Or.Vi dalle lettere iniziali di Ortelle e della sua frazione Vignacastrisi) è stato avviato nel 2004 dal professore Augusto Carluccio, originario di Ortelle, Professore dell’Università di Teramo e seguito in loco dal dott. Maurizio Caputo, veterinario e responsabile della Fiera di San Vito

La circostanza che le aziende che allevano il maiale “Or. Vi.” suscitino moltissimo interesse oltralpe fa negli anni ha fatto si che questi stessi visitatori stranieri, unitamente ad altri, fossero nel Salento durante la Fiera: è noto come i tedeschi e gli austriaci consumino la carne di maiale e i suoi insaccati e come ricerchino i prodotti di qualità!


La volontà è quella di valorizzare le carni suine locali attraverso le antiche tecniche di allevamento per recuperare la tradizione, i gusti ed i sapori di un tempo, in modo da incrementare i capi allevati e di favorire la nascita di aziende a conduzione giovanile, oltre ad accrescere di molto il numero dei consumatori. Questo avrebbe potuto costituire una fonte di reddito poiché le aziende che allevano il Maiale del Salento “Or. Vi.” sono di modesta dimensione per cui hanno la scelta obbligata di investire sulla qualità del prodotto. Un bel progetto, ma qualcosa sembra andato storto almeno a sentire alcuni degli allevatori coinvolti nel progetto: “Già da qualche mese”, dicono, “c’era il sentore che qualcosa non andava per il verso giusto. Qualche giorno fa ne abbiamo avuto la conferma quando l’Amministrazione prima ha fatto affiggere manifesti e appendere cartelloni che pubblicizzavano la Fiera con il marchio Or.Vi, poi  li ha tolti e sostituiti con altri senza il marchio…”. L’ufficialità che il marchio Or.Vi almeno per quest’anno sarebbe andato a farsi benedire è arrivata con la convocazione in Comune per venerdì 12 ottobre, meno di due settimane prima della Fiera, degli allevatori ai quali è stato comunicato che per quest’edizione si sarebbe fatto a meno del brand. In effetti né il Commissario prefettizio né l’Amministrazione insediatasi nella scorsa primavera hanno mai portato a compimento l’iter per l’attuazione del disciplinare “tracciabilità del maiale salentino Or.Vi”.


Rischiamo di perdere l’identità Or.Vi.


Il Consigliere d’opposizione Maria Gabriella Coppola aveva anche chiesto spiegazioni in Consiglio sul perché “si sia giunti alla vigilia della importante manifestazione fieristica assolutamente impreparati sia per quanto riguarda l’attuazione del progetto Or.Vi. sia per il doveroso rilancio pubblicitario dell’offerta qualitativa legata al buon nome della Fiera”. Coppola ha anche ricordato che “la promozione e la valorizzazione del prodotto Or.Vi. non può prescindere dall’applicazione concreta degli standard stabiliti dal disciplinare, per evitare il preoccupante fenomeno di massificazione che già sta disperdendo le originali caratteristiche organolettiche e culturali a vantaggio di una promiscuità dell’immagine stessa del prodotto e di un cannibalismo commerciale che potrebbe determinare a breve la perdita dell’identità Or.Vi.”. La Consigliera poi ha ricordato, a scanso di equivoci, anche “una nota dell’Asl Area Sud Maglie che evidenziava come l’obbligo del Servizio Veterinario istituzionale sia quello di controllare la salubrità degli alimenti somministrati agli animali”.


Il prof. Carluccio: “Già prese le distanze”


E il prof. Carluccio tra i promotori e gli ideatori di Or.Vi. che dice di tutto questo? “A suo tempo”, spiega, “scrissi una lettera con la quale prendevo le distanze da quanto stava accadendo. Se un’Amministrazione o gli allevatori abbracciano un disciplinare e alcuni lo seguono e continuano a farlo perché credono nell’idea della filiera corta a discapito della globalizzazione, non si può poi fare finta di nulla”

Poi il professore dell’Università di Teramo chiarisce: “Nessuno dice che le carni vendute in macelleria non siano sane perché, grazie a Dio, il nostro sistema veterinario è capillare e ci garantisce sulla salubrità delle carni. Ma se la Puglia ad iniziare dalla Capitanata fin al Salento adotta continuamente marchi “Igt”, “Doc”, “Dop” ci sarà pure un motivo!”.

Il timore è che il danno sia ancora più grande, nel senso che per quest’anno la frittata sembra fatta, ma il rischio è che tutto il discorso dell’Or.Vi vada a farsi benedire: “Un progetto si può abbracciare o meno, l’importante è che, nel rispetto del disciplinare, tutte le aziende si adeguino, nessuno escluso. Quest’anno invece ci sono solo alcuni allevatori che da tantissimo tempo hanno in azienda i maiali e seguono quello che è il protocollo Or.Vi. Il problema è sia di sostanza che di forma: indipendentemente dal progetto Or.Vi., esiste un Regolamento comunale che specifica come i maiali utilizzati per la Fiera debbano permanere in azienda non meno di sette mesi. Il nostro progetto aveva una valenza importante perché dava la tipicità di una tracciabilità corta. E bisogna anche tenere conto che l’allevamento non in maniera intensiva di questi suini, comporta spese superiori rispetto alla commercializzazione dei quei maiali ad esempio importati dall’Olanda, grande produttore di suini. Ribadisco non si discute la salubrità di quella carne ma, alimentata con produzioni aziendali, non è certo il maiale Or.Vi. e non può avere lo stesso sapore”. Ma il professore Augusto Carluccio, che tanto si è speso per il marchio Or.Vi. legato alla sua terra di origine, è stufo di questa storia o insisterà ancora? “Ribadisco quanto già detto, ho ormai preso le distanze. Il prof. Carluccio è e resta direttore del Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, il progetto Or.Vi non gli cambia più di tanto e l’unica molla a muoverlo è stato l’amore per il proprio paese. Evidentemente è proprio vero l’adagio “Nemo propheta in patria”. Prima di congedarsi il prof. Carluccio ci tiene ad evidenziare come “non si vuole assolutamente screditare chi alleva ed ha le carte in regola per farlo. Si vuole solo salvaguardare chi da un anno sta lavorando per questi quattro giorni di fiera e non mi sembra giusto denigrare queste persone”.

E proprio da questi allevatori arriva il grido di rabbia: “Chi lavora seriamente da 60 anni non deve essere preso in giro”, lamenta Nicola Micello (dell’Azienda Agricola M. Lucia De Luca che nell’eventualità del bisogno di assistenza legale si è già rivolta all’avv. Giunio Rizzelli), “noi abbiamo superato tutti i controlli in azienda ed è provato che abbiamo cresciuto i nostri animali nutrendoli solo di mais, orzo, favino e piselli, tutti coltivati in zona. Non si può farci seguire un itinerario e pochi giorni prima dell’appuntamento per noi più importante cambiare le carte in tavola: ci sentiamo presi in giro”.


Stalle aperte


Proprio per questo l’azienda “M. Lucia De Luca” insieme a “Vittorio Circhetta”, “Raffaele De Luca” e “Armando De Pierri” tutte rigorosamente fedeli al progetto Or.Vi, hanno organizzato per sabato 20 ottobre, cinque giorni prima dell’apertura della Fiera, la manifestazione “Stalle Aperte”. Per mostrare a tutti “la trasparenza del percorso di filiera corta a km 0 effettuato per il prodotto dell’annata 2012. Le aziende da sempre hanno rispettato il disciplinare di produzione e il benessere animale e, pertanto, hanno accolto in modo condiviso le decisioni dei partners che ringraziano, per la loro riconosciuta competenza e valore aggiunto che hanno consentito di raggiungere obiettivi di crescita lusinghieri. Il riconoscimento della qualità del prodotto, sotto il profilo della tutela della salute del consumatore ed organolettiche, implica la partecipazione, il coinvolgimento e il gradimento dei buongustai”. La visita guidata, accompagnata dall’illustrazione della filiera e dal significato che essa assume in ambito culturale, sociale ed economico, si concluderà con la degustazione dei prodotti tipici. Cinque giorni dopo ci sarà la Fiera di San Vito…


Dal Comune (per ora) solo un “No comment”


Sull’intera vicenda avremmo voluto conoscere anche il punto di vista dell’Amministrazione comunale ma come ci ha riferito l’assessore delegato alla Fiera di San Vito, Edoardo De Luca, si è deciso “per il momento di non rilasciare dichiarazioni in merito. A stretto giro di posta provvederemo ad emettere un comunicato stampa per spiegare la nostra versione dei fatti”. Aspettiamo con ansia…


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Disturbi dello spettro autistico: a Specchia un centro diurno per adulti

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Specchia accoglie l’apertura del nuovo Centro Diurno per adulti con disturbi dello spettro autistico, sito nel cuore del paese, in Piazza della Libertà, 5.

Questa importante iniziativa è resa possibile grazie all’impegno di Sollevante, realtà da sempre attenta alle esigenze del territorio e delle famiglie che necessitano di supporti specialistici.

Si tratta di un servizio unico per l’intera Provincia di Lecce, e per questo risulta essere di straordinaria rilevanza per tutte le famiglie del Salento che ogni giorno affrontano le sfide legate all’autismo in età adulta.

Il centro offrirà attività mirate, supporto terapeutico, e un ambiente sicuro in cui le persone con disturbo dello spettro autistico possano sviluppare abilità sociali e cognitive, migliorando il proprio benessere e la qualità della vita.

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Social Basket a Nardò

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Parte il progetto “Social Basket 2024: in campo”! Un’iniziativa inclusiva e gratuita per ragazzi e ragazze tra i 10 e i 18 anni, promossa da ASC Comitato Provinciale Lecce in collaborazione con Social Aut – Associazione di Promozione Sociale e Centro Devils Basket Nardò per favorire l’inclusione sociale tra ragazzi/e con Disturbo dello Spettro Autistico e coetanei a sviluppo tipico.


Ogni venerdì dalle ore 16:00 alle ore 17:00 presso la palestra dell’Istituto Comprensivo Polo 1, Nardò (LE).

Per informazioni e iscrizioni:
Email: social.aut.aps@gmail.com
WhatsApp: +39 389 650 7868

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Attualità

Intesa Sanpaolo, sito di nuovo down e clienti imbufaliti

Problemi d’accesso per app e home banking. Intesa Sanpaolo è down: clienti bloccati fuori dall’home banking e impossibilitati a gestire conti e pagamenti online…

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Un bug che sta affliggendo il sistema informatico di Intesa Sanpaolo, non permettendo ai clienti di eseguire on line nessuna operazione: questa potrebbe essere la causa, ma nessuna dichiarazione è arrivata da parte della banca finora.

I social network si stanno riempiendo di post e commenti di clienti frustrati per il disservizio, impossibilitati di eseguire regolari pagamenti o altri tipi di operazioni on line.

Questo evento è simile a quanto già accaduto il 31 ottobre, allora un altro malfunzionamento aveva compromesso l’accesso all’home banking per ore, generando altrettanto malcontento tra i clienti.

Per via di un problema tecnico non funziona l’accesso all’applicazione e al servizio Web di Intesa Sanpaolo: questo impedisce la gestione dei conti e delle carte, impedisce anche l’autorizzazione dei pagamenti online tramite le notifiche push in-app (che servono a confermare le transazioni).

Questo è il messaggio che legge chi si appresta ad andare, virtualmente, on line: «Ci scusiamo ma, per un problema tecnico, non puoi proseguire».

Le difficoltà degli utenti sono iniziate intorno alle 9 di questa mattina, con un’ondata di report che evidenziano problemi nell’accesso, nell’autenticazione e nell’utilizzo generale delle funzionalità dell’app.

 

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