News & Salento
Salento: imprese in crescita
Segno positivo nel 2018, ma persiste la contrazione del comparto artigiano
Le nuove imprese che hanno aperto i battenti nel corso del 2018 sono pari a 5.243 (31 iscrizioni in più rispetto allo scorso anno) a fronte di 4.381 cancellazioni (131 in più rispetto al 2017); il saldo, pari a 862 imprese, risulta positivo e conferma, anche per il 2018, la “vitalità” del sistema imprenditoriale salentino.
Il risultato di queste due dinamiche ha segnato una crescita annua dell’1,2% leggermente inferiore a quella dello scorso anno (+1,3%) ma doppia rispetto al dato nazionale (+0,52%) e che colloca Lecce ai primi posti nella classifica provinciale (7° posto). Anche il bilancio delle altre province pugliesi si è chiuso con un saldo positivo e conseguentemente con un tasso di crescita con segno più. La provincia di Bari (+1,03%) realizza un saldo di 1.532 imprese, segue Brindisi (+1,02) con 376, Taranto (+0,87) con 427 unità in più e Foggia (+0,38%) con 281 imprese in più; il saldo regionale si attesta a 3.478 nuove imprese e ad un tasso di crescita di + 0,91%.
I settori economici
La presenza di un elevato saldo, pari a 1.737, di imprese non classificate, fa sì che tutti i saldi settoriali siano negativi, il che non consente di analizzare i settori in crescita o decrescita. Il confronto con i dati dell’anno precedente, però, evidenzia un incremento generalizzato di tutti i comparti economici, ad eccezione del manifatturiero che registra una flessione dell’1% (lo scorso anno erano 6.391 attività, attualmente sono 6.324) e le attività finanziarie ed assicurative passate da 1.278 a 1.256 (-1,7%).
Anche il settore estrattivo e delle fornitura di acqua, rete fognarie e smaltimento rifiuti registrano una flessione, rispettivamente del 1,7% e del 2,1%, ma sono comparti dal numero di imprese contenuto, il cui peso sulla struttura complessiva imprenditoriale è marginale.
I settori tradizionali delle costruzioni (+0,38%) e commercio (+0,27%) sostanzialmente mantengono il medesimo numero di imprese, ricordiamo inoltre che questi due settori rappresentano più del 40% delle imprese salentine.
I servizi registrano tutti una crescita, in particolare quelle legati alla ristorazione e alla ricezione (+2,63%), i servizi di informazione e comunicazione (+6%) e quelli legati alle attività immobiliari (+4,6%), attività professionali, scientifiche e tecniche (+4,9%) e attività di noleggio , agenzie viaggio e servizi di supporto alle imprese (+4,4%).
Valutando un arco temporale più ampio (2009-2018), il tessuto imprenditoriale salentino è cresciuto complessivamente del 2,8%, nel 2009 l’Ente camerale registrava 71.774 sedi di impresa e oggi se ne registrano 73.749.
Per quanto riguarda le imprese dei settori tradizionali si evince una flessione, come l’agricoltura (-14,7%) le cui imprese erano 10.683, attualmente sono 9.115 e il manifatturiero (-17,2%) passate dal 7.642 a 6.324.
Sono aumentate in maniera esponenziale le public utilityes (+648%) le imprese cioè dell’energia elettrica, gas, ecc., ma considerando i valori assoluti, si tratta di 187 imprese (2018), erano appena 25 nel 2009.
Il comparto delle costruzioni nel corso del decennio è rimasto sostanzialmente stabile (-0,5%) rimanendo sempre al di sopra delle diecimila imprese, attestandosi alla data del 31.12.2018 a 10.178 unità (erano 10.231 nel 2009).
Tra il 2009 e 2018 tutti i servizi sono costantemente cresciuti, compreso il commercio (+3,4%), seppure in maniera più contenuta rispetto ad altri comparti come le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+38,4%) comparto che ha visto crescere costantemente le proprie imprese passate da 4.349 (2009) a 6.020 (2018).
Le altre attività di servizi, comprendenti i servizi alla persona, attualmente comprendono 3.453 imprese (+15,6%), nel 2009 erano 2.986. Gli incrementi percentuali più elevati si sono registrati nel comparto sanitario, le cui imprese sono aumentate nel decennio del 76%, passando da 396 a 697, e nelle attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese che hanno visto un incremento del 50% : erano 1.204 nel 2009, attualmente sono 1809.
La forma giuridica
La lettura dei dati dal punto di vista della forma giuridica delle imprese evidenzia un crescente rafforzamento della struttura del sistema imprenditoriale provinciale: il saldo positivo dell’anno, infatti è interamente ascrivibile alle società di capitale +1.033 imprese e alle altre forme societarie (+60), mentre le imprese individuali e società di persone chiudono il 2018 con un saldo negativo pari, rispettivamente a -95 e -136 imprese. Le società di capitale, pertanto, chiudono l’anno con un tasso di crescita del 6,8%, attualmente sono 16.486 corrispondente al 22,3% dello stock delle imprese e sono costantemente in crescita, basti pensare che nel 2009 rappresentavano il 15,6% con 11.167 unità; le imprese individuali, invece, al 31.12.2018 sono 47.272 corrispondente al 64% del totale delle imprese e specularmente alle società di capitale, sono in costante calo (erano 49.213 nel 2009), analogamente alle società di persone, attualmente 6.820 (9,25%) dieci anni fa erano 8.764 (12,2%).
Le imprese in ogni singolo paese
L’analisi della distribuzione delle imprese evidenzia che oltre il 17% delle imprese provinciali hanno sede nel comune capoluogo, che racchiude ben 12.793 che nel corso dell’anno appena conclusosi registra un saldo positivo di ben 366 imprese ( il 43% del saldo complessivo) e un tasso
di crescita di quasi il 3%.
Prendendo in considerazione i valori assoluti, il Comune di Lecce, unitamente ai Comuni di Casarano (+35), Gallipoli (+33) e Ugento (+28), registra i saldi positivi più consistenti, mentre Leverano (-14) e Taviano (-12) registrano quelli peggiori.
I dati riguardanti il tasso di sviluppo evidenziano, invece, ai primi posti Sternatia (+6,3%), Corsano (+5,5%) e San Pietro in Lama (+5%); la classifica provinciale è chiusa, invece, da Zollino (-4,2%), Neviano (-2,7%) e Nociglia (-1,9%).
Le imprese artigiane
Continua il trend in discesa del comparto artigiano che nel corso del 2018 registra un’ ulteriore flessione con un saldo di – 159 imprese attestandosi a 17.565, perdendo in un decennio quasi 2.000 imprese: nel 2009, infatti, le imprese artigiane erano 19.431.
Considerando i settori economici che racchiudono il maggior numero di imprese artigiane, si osserva che le “perdite” più consistenti si sono avute nel manifatturiero le cui aziende rappresentano il 22% delle imprese artigiane che hanno chiuso il 2018 con un saldo negativo di -93 aziende e un tasso di crescita pari a -2,35%. Il commercio, il cui peso nel comparto è dell’8,8%, registra un saldo pari a -40 e un tasso di crescita di -2,5%; mentre le attività dei servizi legati alla ristorazione e alla ricezione, il cui “peso” è del 4%, chiudono il 2018 con – 25 e un tasso di sviluppo del -3,35%. Il settore delle altre attività di servizi, che per numerosità rappresenta, dopo l’edilizia e il manifatturiero, il terzo comparto dell’artigianato, rappresentando il 16% del totale, chiude l’anno con un bilancio positivo di 8 unità (+0,28%).
L’analisi su un arco temporale decennale evidenzia che nel periodo 2009-2018 si sono perse 1.866 imprese; le contrazioni maggiori si sono verificate nelle attività tradizionali, in particolare il manifatturiero che da solo ha perso 1.149 imprese passando dal 4.996 a 3.857 imprese (-22,8%), le costruzioni (-7,4%) passate da 7.333 a 6.792.
Anche il comparto del commercio ha subito una riduzione (dal 1.780 a 1.560 imprese), ma questa è riconducibile quasi totalmente agli autoriparatori: nel 2019 nella provincia di Lecce erano attivi 1.496 artigiani, tra meccanici, carrozzieri, elettrauto e gommisti, al 31.12.2018 gli autoriparatori si sono ridotti a 1.317. In controtendenza, considerando le altre attività di servizi, si osserva un incremento delle attività imprenditoriali, passate a 2.780 (2009) alle attuali 2.900 imprese, la crescita è imputabile in gran parte alle attività legate alla cura della persona (parrucchieri, barbieri, manicure e pedicure, centri estetici) passati da 1.906 a 2.080 con un incremento nel decennio di 174 imprese (+10%).
I nuovi artigiani
Come cambia l’artigianato salentino. Un’analisi condotta nei giorni scorsi da Unioncamere evidenzia, a livello nazionale, come i mestieri artigiani siano cambiati negli ultimi anni: sono cresciute le imprese di pulizia e quelle che si occupano di tatuaggi e piercing, i giardinieri e le agenzie per il disbrigo delle pratiche. Aumentano anche le imprese che confezionano accessori d’abbigliamento o le sartorie su misura, così come i designer, di moda e per il settore industriale. Si riducono, invece, le imprese di costruzioni e quelle che si occupano di ristrutturazione, i “padroncini” addetti ai trasporti su strada, gli elettricisti, i falegnami ed i meccanici. Analoga analisi condotta dall’Ente camerale sulla provincia di Lecce evidenzia che anche l’artigianato salentino ha cambiato volto, rinnovandosi in nuovi mestieri a scapito di quelli più tradizionali e aprendo le porte a nuovi, come quelli dei tatuatori e percing, in linea con il trend nazionale, adeguandosi alle nuove richieste da parte del mercato salentino, in parte differenti rispetto a quelle nazionali. Tra le attività artigiane che nel quinquennio sono cresciute maggiormente in valore assoluto maggiormente, si riscontrano i pastifici (+99) seguiti dai parrucchieri e dai centri estetici (+52), i tassisti e le attività di noleggio con conducente (40), i tatuatori (38) e i giardinieri (+37). Le attività invece che hanno perso “appeal” tra gli artigiani leccesi si annoverano gli imbianchini (-193), i falegnami, sia quelli dediti alla carpenteria in legno e falegnameria per l’edilizia (-151) che quelli “tradizionali” (- 23). Diminuiscono, inoltre, i piastrellisti (-118), i vetrai (-111) e i meccanici (-111), i fabbri (-104) e in misura minore le lavanderie (-43), i sarti (-33), i tappezzieri (-29), scalpellini (-28) ed elettricisti (-27), fotografi (-26) e idraulici (-24). La crescita delle attività connesse ai lavori di completamento e di finitura di edifici (+133), va a compensare la perdita (-157) delle attività legate alla costruzioni di edifici.
In termini percentuali, ad aumentare di più tra settembre 2013 e settembre 2018 sono gli artigiani che producono pasta, sia fresca che secca, che nel quinquennio considerato sono in pratica raddoppiati (+ 101%), seguiti dai tatuatori (+60,3%), dai giardinieri (+ 41,6%) e dai tassisti e conducenti di autovetture a noleggio (+35%) e le imprese di pulizia (+33,3%). Panettieri e pasticcieri registrano un incremento più contenuto pari a + 4,6%, come pure i parrucchieri e le estetiste (+2,6%). Le maggiori flessioni si registrano tra i falegnami del settore edilizio (-27,3%), i tappezzieri (-21,6%), i cosiddetti “padroncini”, trasportatori il cui mezzo è di proprietà (-18,7%) e gli imbianchini (-18,1%).
E’ interessante notare come la percentuale più elevata di giovani, under 35, si riscontra tra i tatuatori (44,6%) e giardinieri (26,2%), quella più bassa tra i pastai (6,6%) nonché tra i panettieri e pasticcieri (11,2%). Per quanto riguarda il genere, le donne si focalizzano invece nei servizi di cura alla persona, parrucchiere ed estetiste (54,7%) e nella produzione di pasta alimentare (52,7%) nonché nelle imprese di pulizia (45,2%) e tra i tatuatori (43,6%).
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Saggio di Natale a Nardò
Domenica 22 dicembre si è svolto al palazzetto dello sport Andrea Pasca di Nardò, il primo saggio di Natale della scuola di ballo Anastasia Dance: Jingle dance.
Non solo ballo ma anche attrazioni natalizie per tutti i bambini: Anna ed elsa, elfi, zucchero filato per tutti, babbo natale con la buca lettere per le letterine, angolo scenografico. Tante coreografie che hanno visto esibirsi 50 ballerini della scuola Anastasia Dance dei maestri Francesca Paglialunga e Salvatore Vacca.
L’evento è stato patrocinato dal Comune di Nardò, grazie alla preziosa collaborazione del presidente del Consiglio comunale con delega allo sport Antonio Tondo e del presidente della Consulta dello sport Tony De Paola.
Le iscrizioni per il nuovo anno sono aperte e i maestri vi aspettano in via due Aie, 67 a Nardò.
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Annuo Nuovo, una “buona vecchia abitudine: il bagno a mare
Sono tanti i salentini che nonostante l’estate sia solo uno sbiadito ricordo, continuano a “calare” i propri corpi nelle fredde e chiare acque di mare: una usanza, forse; una ricetta per la longevità, sostiene qualcun altro
Anche questo 2025 si è palesato con il volto e gli usi di altri inverni, un deja vù, insomma.
Sono tanti i salentini che nonostante l’estate sia solo uno sbiadito ricordo, continuano a “calare” i propri corpi nelle fredde e chiare acque di mare: una usanza, forse; una ricetta per la longevità, sostiene qualcun altro; un modo per curare la forma e l’anima; una sorta di rito propiziatorio, ci confidano, un po’ come fare il bagno nelle acque del Gange (per gli indù c’è la convinzione che effettuando il bagno nel fiume si possa ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la salvezza).
Pertanto anche quest’anno a Capodanno passeggiando per le nostre coste, da Otranto– S. Cesarea a Castro, passando per Tricase e Leuca, era facile scorgere alcuni coraggiosi e volenterosi che iniziavano l’anno con il “solito” rito propiziatorio: il bagno a mare.
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