La notte scorsa, i Finanzieri della Compagnia di Lecce hanno posto fine ad un giro di scommesse clandestine on-line legate ad eventi sportivi. I gestori di un centro illegale di scommesse sportive nella provincia, sprovvisti di qualsivoglia autorizzazione prevista dalle leggi di Pubblica Sicurezza, raccoglievano e gestivano telematicamente scommesse su eventi sportivi. Nel caso specifico, i gestori effettuavano la raccolta delle scommesse da parte degli avventori, utilizzando account intestati a prestanome ed, in alcuni casi, direttamente al banco, in violazione a quanto disposto dalla vigente normativa. Le scommesse sportive possono essere effettuate solo ed esclusivamente da giocatori che utilizzano una postazione internet, dopo essersi preventivamente registrati nei relativi siti gestiti dai bookmaker telematici appositamente autorizzati dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, attraverso l’utilizzo di un account personale, effettuano i pagamenti delle giocate e ricevono le eventuali vincite mediante addebito o accredito delle somme sul proprio conto virtuale. I Finanzieri, constatata la totale assenza delle autorizzazioni prescritte, hanno operato una perquisizione all’interno dei locali del centro scommesse illegali, che si è conclusa con il sequestro dell’immobile, di 13 personal computer, di 4 stampanti, nonché della somma di 444,81 euro, provento dell’attività illecita. I gestori sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Lecce per il reato di esercizio di scommesse clandestine.

Evasione fiscale di oltre 500mila euro nel settore dell’edilizia

La scoperta è stata fatta dai Finanzieri della Compagnia di Lecce ed ha riguardato un imprenditore edile della provincia. A finire nella rete degli investigatori è stata una delle tante Imprese operanti nel settore dell’edilizia che, da circa quattro anni, ha omesso di dichiarare ricavi per oltre 120mila euro, oltre 24mila euro di imposta sul valore aggiunto (I.V.A.) ed ha, inoltre, omesso di contabilizzare ulteriori ricavi per circa 400mila euro. Dall’indagine condotta dai Finanzieri nei confronti dell’interessato, è emerso che le somme incassate dai propri clienti non transitavano nella contabilità ufficiale dell’Azienda: infatti i ricavi venivano annotati su agende e quaderni, ma non in contabilità. La ricostruzione è avvenuta, quindi, attraverso agli incroci tra le tracce dei flussi finanziari (incassi di assegni bancari) e la contabilità dell’Azienda. Il legale rappresentante dovrà ora corrispondere al Fisco oltre alle dovute imposte sugli incassi occultati, anche alcune migliaia di euro a titolo di sanzione amministrativa.