News & Salento
Tricase: incontro pubblico sull’Acait
Il Gruppo di Azione Locale “Capo S. Maria di Leuca” e il Comune di Tricase organizzano per venerdì 18 novembre, dalle 17, presso la Sala del Trono di Palazzo Gallone
Il Gruppo di Azione Locale “Capo S. Maria di Leuca” e il Comune di Tricase organizzano per venerdì 18 novembre, dalle 17, presso la Sala del Trono di Palazzo Gallone a Tricase, l’incontro pubblico dal titolo “Ridiamo vita all’Acait – Idea progettuale per la ristrutturazione dell’ex tabacchificio”. Interverranno Guido Aprea, Commissario Prefettizio del Comune di Tricase; il prof. arch. Paolo Caputo, progettista; Antonio Lia, presidente del GAL “Capo di S. Maria di Leuca”. Inoltre sarà possibile ascoltare le testimonianze vissute della signora Anna Maria Raeli e della maestra tabacchina Maria Pizza. Per l’importanza dell’argomento che riguarda uno dei più prestigiosi immobili di Tricase, per la sua storia, per i risvolti sociali e culturali che l’hanno visto protagonista in tutto il territorio del Capo di Leuca, per ridare insieme vita ad un opificio di pregevole fattura, gli organizzatori invitano a partecipare tutta la cittadinanza e quanti hanno a cuore il futuro dell’Acait e del territorio del Capo di Leuca. La storia dell’ACAIT, nel bene e nel male, è strettamente legata alla storia personale e familiare non solo degli stessi tricasini, ma anche degli abitanti dei Comuni vicini: è la storia di una comunità. Sono gli avvenimenti e i fatti dei lavoratori della campagna di Tricase e del Capo di Leuca, dei nostri genitori e dei nostri nonni; sono, appunto, la storia di tante tabacchine e contadini di Tricase e di altri Comuni del Salento che dai campi hanno, con dignità e con sacrificio, tratto il sostentamento per le proprie famiglie. L’Acait nacque il 28 dicembre 1902 con la denominazione di “Consorzio Agrario del Capo di Leuca”. I 96 soci fondatori sottoscrissero 99 azioni di 10 lire ciascuna, con le quali si diede avvio “per la durata prorogabile di 99 anni ad una società anonima cooperativa a responsabilità limitata”, così stabiliva lo Statuto; successivamente, in forza di legge, dovette prendere la denominazione di “Azienda Cooperativa Agricola Industriale del Capo di Leuca”. Agli inizi del secolo XX il tabacco era considerato la coltura fondamentale che poteva apportare quella desiderata e necessaria ventata modernizzatrice all’agricoltura salentina perché costituiva una tangibile integrazione allo scarsissimo reddito contadino. La coltivazione del tabacco, perciò, rappresentava una delle maggiori fonti di ricchezza sia per i coltivatori, che avevano la sicurezza di collocare il prodotto, sia per le operaie tabacchine che, impegnate nella prima lavorazione, avevano la garanzia di un’occupazione per diversi mesi dell’anno. Pertanto, la nascita dell’Acait era ben vista dalla popolazione perché si poneva come struttura fondamentale e come sicura fonte di occupazione per la maggior parte della classe contadina di Tricase e dell’intero Capo di Leuca. Sin dall’anno successivo si riuscirono a intrecciare importanti rapporti con società straniere e gli accordi prevedevano l’acquisto di 2mila quintali di tabacco l’anno prodotti in loco. Nel 1906, la crescita del capitale consentì all’azienda di ottenere dal Monopolio di Stato la concessione speciale per la lavorazione del tabacco levantino. Non solo, l’Acait si specializzò anche nella confezione di sigarette, la cui richiesta aumentò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La Cooperativa, nella sua centenaria presenza, non ha svolto un ruolo importante solo nel campo economico e produttivo, ma ha ben operato in diversi settori promuovendo numerose iniziative che hanno contribuito efficacemente allo sviluppo delle popolazioni del Capo di Leuca. Le persone più anziane ricordano benissimo come la Cooperativa elargì, fin dal 1921, dei premi di nuzialità; istituì nel 1938, quando non esistevano gli attuali Enti Assistenziali e Previdenziali, un ambulatorio medico-chirurgico, diretto da un proprio medico di fabbrica, per la prevenzione e la cura delle malattie, con distribuzione gratuita di medicine e un asilo-nido per i figli delle tabacchine. Fece costruire un immobile da adibire a Scuola Media nel 1937; donò il suolo per l’edificazione della “Casa della Madre e del Bambino” nel 1952; costituì la Seat (Società Esercizio Autotrasporti Tricase) nel 1956, oltre alla commercializzazione di elettrodomestici, la vendita del gas liquido, la fabbricazione di ghiaccio e tutti i servizi legati ovviamente all’agricoltura (frantoi per la molitura delle olive, commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, ecc.) e alla zootecnia.
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Saggio di Natale a Nardò
Domenica 22 dicembre si è svolto al palazzetto dello sport Andrea Pasca di Nardò, il primo saggio di Natale della scuola di ballo Anastasia Dance: Jingle dance.
Non solo ballo ma anche attrazioni natalizie per tutti i bambini: Anna ed elsa, elfi, zucchero filato per tutti, babbo natale con la buca lettere per le letterine, angolo scenografico. Tante coreografie che hanno visto esibirsi 50 ballerini della scuola Anastasia Dance dei maestri Francesca Paglialunga e Salvatore Vacca.
L’evento è stato patrocinato dal Comune di Nardò, grazie alla preziosa collaborazione del presidente del Consiglio comunale con delega allo sport Antonio Tondo e del presidente della Consulta dello sport Tony De Paola.
Le iscrizioni per il nuovo anno sono aperte e i maestri vi aspettano in via due Aie, 67 a Nardò.
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Annuo Nuovo, una “buona vecchia abitudine: il bagno a mare
Sono tanti i salentini che nonostante l’estate sia solo uno sbiadito ricordo, continuano a “calare” i propri corpi nelle fredde e chiare acque di mare: una usanza, forse; una ricetta per la longevità, sostiene qualcun altro
Anche questo 2025 si è palesato con il volto e gli usi di altri inverni, un deja vù, insomma.
Sono tanti i salentini che nonostante l’estate sia solo uno sbiadito ricordo, continuano a “calare” i propri corpi nelle fredde e chiare acque di mare: una usanza, forse; una ricetta per la longevità, sostiene qualcun altro; un modo per curare la forma e l’anima; una sorta di rito propiziatorio, ci confidano, un po’ come fare il bagno nelle acque del Gange (per gli indù c’è la convinzione che effettuando il bagno nel fiume si possa ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la salvezza).
Pertanto anche quest’anno a Capodanno passeggiando per le nostre coste, da Otranto– S. Cesarea a Castro, passando per Tricase e Leuca, era facile scorgere alcuni coraggiosi e volenterosi che iniziavano l’anno con il “solito” rito propiziatorio: il bagno a mare.
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