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Xylella: “Santo Padre ci aiuti lei”

Lettera a Papa Francesco del Forum Ambiente e Salute del Grande Salento: “Salvi i salentini e il Salento dalle follie immonde del piano “Xylella”. Ci aiuti, e spieghi con la sua Parola che non è mai la Natura, ma è l’uomo che opera malvagità!”

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Un’accorata e lunghissima lettera destinata a Papa Bergoglio per chiedere la sua intercessione in terra perché ormai solo un intervento dall’alto pare poter evitare al Salento di dover dire addio ai propri ulivi e per di più correre i rischi annessi e connessi all’utilizzo di materiali chimici e pesticidi.


xylellaPer un male incerto degli ulivi e certamente passeggero e che si dimostra curabile con umiltà, lavoro e pazienza”, dicono dal Forum, “si vorrebbe attuare invece una falsa-cura consistente nella distruzione apocalittica della vita, della biodiversità e della salubrità della nostra terra come dei medesimi ulivi!”. E urlano il loro “No alla chimica dei pesticidi ed erbicidi, No eradicazioni di alberi, No biocidio di piante spontanee erbe e arbusti e piante domestiche! Si, invece, alla cura agroecologica delle colture a partire dagli oliveti, Si alla difesa e rinaturalizzazione del Creato!”


Santissimo Papa Francesco,


da fedeli e da laici rivolgiamo insieme alla Sua Persona una accorata preghiera che si leva da un territorio intero, quello salentino, portato nel corso di un anno, o poco più, in uno stato assurdo di profonda disperazione, a causa di una macchina impressionante sproporzionata e parossistica che è stata costruita, operando a vario livello, istituzionale ed accademico, intorno ad una fitopatia che ha interessato in questi ultimi anni alcuni olivi del Salento.


Abbiamo bisogno della Sua voce guida, che illumini tutta la nostra comunità, dal Clero stesso, alle istituzioni, al mondo dei fedeli e dei cittadini tutti, ricercatori inclusi, per ristabilire quella Luce della Ragione e quella fede nella Natura, che un’operazione mefistofelica e mistificante volta alla creazione della psicosi ha fatto smarrire ai più. Un’ operazione agro-terroristica come mai abbiamo conosciuto nella nostra realtà italica, ma che sempre più capiamo e scopriamo è stata già messa in atto in paesi del terzo mondo, come in alcuni paesi della Sua America Latina, per schiacciare le tradizionali economie locali agricole di dignitosa sussistenza nonché di produzioni biologiche e di qualità, basate sulla ricchissima biodiversità e sulla mirabile armonia ecologica, per assoggettare quelle terre agli interessi di forti e monopolizzanti multinazionali.   


Il Salento è Terra Sacra di santi, e di antichissima diffusione del cristianesimo; è terra di olivi come poche altre al mondo con una tale densità, che ha in sé qualcosa di miracoloso; olivi millenari monumentali, scultorei, carichi di vita, di forza, immortali quasi, e alcuni già qui presenti ai tempi di nostro Signore Gesù Cristo, come dell’arrivo di San Pietro in questa terra secondo antichissima tradizione. Terra che in epoca pagana era stata già consacrata da tempi molto remoti ad Atena-Minerva, dea della saggezza e della guerra giusta, quella di difesa, a cui era sacro l’ Olivo. Sui suoi templi oggi in Salento svettano antichi santuari mariani di fortissima vocazione e devozione pellegrinale.


Gli ulivi son la nostra storia, la nostra cultura, il nostro paesaggio e identità; sono il simbolo della Puglia per la loro proverbiale resistenza ad ogni avversità, per la loro forza di rinascita dalla radice, per i tantissimi usi dei loro prodotti. Son la nostra vita che è legata ad essi radicolarmente! Ogni anno i nostri ulivi salentini raggiungevano piazza San Pietro a Roma per la Santa Domenica delle Palme, e sicuramente alcuni di essi son stati piantati nei giardini del Vaticano.


La natura è cosa buona e giusta. Grande è l’insegnamento di San Francesco: il santo naturalista, come naturalisti nel cuore siamo noi che Le scriviamo, amava e comprendeva il ruolo tanto dell’albero, quanto del tarlo che ne divorava il legno, come dell’ uccello che con il suo becco ripuliva la corteccia. Così la storia, messa per iscritto dagli studiosi del passato della natura e dell’agronomia nel Salento, ci insegna che già nei secoli passati, nel’700 e tra ‘800 e ‘900, estese patologie, persino pandemiche, afflissero, per motivi ancora ignoti, pesantemente, gli olivi del Salento, e particolarmente del Salento nel sud Italia in maniera quindi endemica. Si ebbero sofferenze per la produzione momentanea, per alcuni anni, ma poi gli ulivi si ripresero con le buone pratiche di loro cura agroecologica della tradizione.


Da alcuni anni, con un picco nel 2013, diversi olivi salentini hanno ripresentato una sintomatologia con disseccamento di alcuni rami, molto simile a quella delle passate pandemie storiche, che ha destato molta apprensione negli olivicoltori, in un’ epoca anche in cui uno smarrimento della tradizione ha piegato l’olivicoltura e tutta l’agricoltura salentina nel verso della degenerazione della agro-chimica industriale, che ha impoverito i suoli e squilibrato gli ecosistemi indebolendo le difese agrosistemiche  degli alberi, cui si è accompagnata una sempre maggiore erosione delle aree naturali, aggredite incessantemente da decenni di varie speculazioni.


Alcuni oliveti sono stati colpiti in maniera più decisa, rispetto ad altri anche adiacenti dove invece a volte gli olivi son tutti sani, facendo comprendere l’importanza avuta come causa scatenante, da indagare, la tipologia di interventi agricoli effettuati o di prodotti usati, come di altri possibili interventi proditori. Tenga presente Santo Padre, che nel Salento le famiglie hanno a volte piccoli appezzamenti di poche decine di alberi d’olivo, o meno, ma tali da dare quel minimo reddito sempre importante oltre che le scorte d’olio domestiche; è il mosaico degli orti salentini bellissimi e pietrosi, circondati dai caratteristici muretti a secco e casupole a trullo di varie tipologie, un agro-paesaggio, frammisto a macchia mediterranea, con pascoli rocciosi e alcune aree umide, con bassi rilievi e conformazioni carsiche, simbolo della dieta mediterranea che è patrimonio UNESCO dell’umanità, in questa terra posta in tutto, dalla geografia alla storia e cultura ancora odierna, nel punto medio tra Atene e Roma. Il Salento la terra degli Orti degli Ulivi abbracciata dal mare e baciata dal Sole!


Nonostante il manifestarsi di questa sintomatologia, per la maggior parte il Salento vede oliveti in ottima salute.  E così moltissimi olivi che ne sono stati colpiti dan segni molto incoraggianti di naturale ripresa, e altri olivi curati con cure tradizionali, come con l’uso della calce e del solfato di rame, e con potature minime delle cime colpite, si riprendono splendidamente. Par come un “raffreddore”, come del resto per ogni fitopatia, che deve fare il suo percorso, giungere propagandosi, acciaccare le piante, e passare nel mentre le piante sopravvissute e più forti, in questo caso la stragrande maggioranza delle colpite, si riprendono per poi rinforzatesi tornare di nuovo ben produttive.


A fronte di questa situazione naturale, o semi-naturale, dove ben si osserva e afferma la responsabilità di funghi e insetti da sempre presenti in loco, ma esplosi per qualche ancora ignota ragione di squilibrio ed indebolimento negli olivi più colpiti, ecco che si è detto che è stato riscontrato dalle analisi effettuate anche un batterio che non era mai stato riscontrato prima in Italia e nel mondo, un ceppo nuovo della più nota Xylella fastidiosa presente in America, e che figura da alcuni anni tra i batteri da “quarantena” a livello europeo. Ciò nonostante, e nonostante queste differenze, persino rimarcando sin da subito, (come era possibile già tanta certezza?), che il microorganismo ritrovato non è patogeno per la vite e gli agrumi, (come invece per il batterio parente in America), e forse non è patogeno neppure per l’olivo (come anche per il parente americano), enti italiani hanno operato a livello europeo per fare scattare la “quarantena”! Una “quarantena” che mira soltanto, non a curare l’eventuale pianta, ma ad eradicare il batterio o a contenerlo, e qui con un gioco di opinabili divieti si è vietata la strada di sua eradicazione con metodi indolore e biologici, e si è costruito un piano anti-xylella astorico devastante come non mai, comportante l’eradicazione degli alberi, degli alberi di olivo, anche dei plurisecolari senza alcuna pietà, definendo come zona rossa “infetta” una vastissima area della penisola salentina, non perché gli olivi siano morti o tutti ammalati, ma solo perché su pochissimi campioni si sarebbero ritrovate tracce di questo batterio, anche su piante sanissime, (a fronte di tantissimi alberi d’olivo risultati privi del microrganismo!).


Ed oggi si vorrebbero abbattere milioni di vivi alberi di olivo in nome di una burocrazia applicata in maniera del tutto acefala, e a monte pilotata nel verso della massima devastazione!


Il batterio sarebbe di nuovissima scoperta risalente al 2013, la sua patogenicità per l’ olivo persino incerta, i sintomi sugli olivi son legabili soprattutto a funghi e insetti, e ciò nonostante si è parlato con insistenza di “alberi spacciati dal batterio, inguaribili se in presenza di batterio”, e sulla base di questo quadro non veritiero ne è stata allarmata l’ Unione Europea programmando un piano di quarantena pazzesco e suicida, fatto di agrochimica dei veleni, di eradicazioni di migliaia e migliaia di alberi, milioni, e di sterminio completo della flora. Un’ecatombe biblica ed un avvelenamento di massa non richiesti e non imposti dall’Europa, ma pur ad essa offerti forsennatamente!


E poi si vorrebbe, sempre nel piano anti-xylella, sterminare con gli olivi la flora dei canali, dei margini delle strade e dei campi, che son i nostri relitti corridoi ecologici importantissimi per mille ragioni, anche per quelle specie, come api e uccelli insettivori, utilissimi all’agricoltura. Circa 180 specie di piante definite fuori legge e che dovrebbero sparire dal Salento, e per le quali è vietato il reimpianto, e tra queste le piante dei nostri nonni e della nostra tradizione. Tante di queste piante sanissime e pur senza Xylella son bloccate nei vivai locali e indirizzate al macero! Al rogo come streghe. Piante generose dei nostri nonni, come gli albicocchi, le succulente ciliegie, i pruni, i freschi peschi, l’olivo, e piante ornamentali come l’ acacia, il mediterraneo oleandro, l’alaterno cespuglio della macchia mediterranea, persino l’aromatico rosmarino e la medicinale malva, e tante tantissime ancora, vietate e da eradicare dove presenti sol perché piante potenzialmente ospitanti la Xylella!


Si vorrebbe fare il deserto artificiale morto e avvelenato, e lo si dice e lo si ritiene giusto, e per iniziare si vorrebbe creare, in una zona oggi stupenda, una fascia-cordone desertificata che va dal Mare Adriatico al Mare Ionio per decine di chilometri e larga 15 km o più, passante poco a nord di Lecce, quale inquietante Linea Gotica di segregazione biologica, affinché non possano saltare, attraversarlo, gli insetti che senza prove si ritiene vettori possibili della xylella, i graziosi cicadellidi, che basta che saltino come sempre nella bella stagione su una macchina, o qualsivoglia altro mezzo di trasporto, per attraversarlo questo cordone da “autostoppisti”!


Son stati presi studi delle università californiane che si occupano di xylella, e con copia/incolla li si son adattati, adattando le specie ed eventualmente sostituendo specie californiane con specie salentine filogeneticamente simili o meno, ma tanti grossolani errori e tracce mostrano questo assurdo poco scientifico modus operandi che solleva perplessità!


Si son spenti i lumi della ragione ad ogni livello, un corto circuito innescato, ma che la storia ci insegna nelle comunità umane avviene, può avvenire ed occorre esser vigili, perché da questi corto circuiti divampano i peggiori drammi della storia.


Così si prevede nel pazzesco piano anti-xylella una pioggia di veleni contro tali insetti potenziali, neppure certi vettori, vettori di un batterio di incerta nocività. Pesticidi che colpirebbero anche le api indiscriminatamente e ogni essere vivente. Pesticidi molteplici, ben indicati per principio attivo e multinazionale che lo produce nei documenti relativi a questo piano, da gettare su sconfinati ettari, in un Salento che è terra d’uomini prima, quindi anche mediterranea terra di ulivi.


Si avvelenerebbe così, a partire tra poche settimane, secondo il piano anti-xylella messo in atto, aria, acqua, suolo e cibo, cancellando impietosamente l’economia agricola, turistica e d’ogni altro tipo del Salento, con la salute già compromessa delle popolazioni, compromessa da irrispettose industrie e discariche di veleni, come proprio dall’uso dei pesticidi ed erbicidi chimici in agricoltura, ma ora sarebbe l’apoteosi parossistica dell’avvelenamento inutile! Inutile persino nello scopo perseguito, come già si dice e si scrive sui documenti ufficiali, uccidere quegli insetti che vivono e volano ovunque come natura comanda! E poi questo Armageddon contro la Natura Madre, contro l’Uomo ed il Creato, mira anche all’eliminazione delle utilissime erbe spontanee!


Una follia smisurata che neppure la comparsa del batterio dell’Apocalisse in grado di sterminare innumerevoli piante, che la Xylella assolutamente non è, potrebbe mai giustificare, perché l’uomo viene prima per priorità di difesa rispetto agli altri beni del Creato, rispetto alle altre creature; beni da proteggere tutti ovviamente. Prima dunque la tutela dell’uomo e poi quella delle piante.


Di contro qui, nel Salento, in nome della salute di piante, falsamente e strumentalmente come ben è evidente, si vuole legittimare eradicazioni e veleni che sono un puro biocidio geocida e genocida inammissibile! Un vero e proprio salentinicidio!


L’ esatto opposto del verso cui è indirizzata la nostra cultura fondata sulla massima protezione della biodiversità del Creato, secondo quanto affermato nella Conferenza internazionale di Rio de Janeiro del 1992, sottoscritta anche dall’ Italia e che ispira la politica europea.


Calpestato ogni principio di prevenzione e precauzione, ogni diritto umano e dell’ambiente, per un crimine denunciato e combattuto ormai da migliaia e migliaia di persone, medici, scienziati veri, personaggi della cultura e del mondo dello spettacolo italiano, agricoltori, semplici cittadini, e anche militari che stanno facendo obiezione di coscienza nei confronti dell’attuazione del piano. Pugliesi, italiani, tantissimi europei e persone da ogni parte del mondo stanno sollevando le loro grida di denuncia ed indignazione per un piano così profondamente intrinsecamente esecrabile, per fermare questo che, nella sua totale irrazionalità e violenza gratuita, sembra più un rito offerto al maligno, al Male puro, che un atto che abbia qualsiasi altra immaginabile razionale spiegazione, eccezion fatta per la sua collocazione all’interno di un piano fortemente truffaldino e criminale, quello della maxi Frode della “Xylella”!


E di fronte a tutto questo, ora un tentativo di imporre questo piano da parte della politica italiana con la forza dei militari e con la nomina persino di commissari speciali scelti tra i gendarmi per la sua attuazione.


Un piano definito coscienziosamente sui media da alcuni politici della stessa maggioranza regionale, “criminale”. Il presidente della LILT Lecce (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori), il medico oncologo dott. Giuseppe Serravezza ha detto pubblicamente che si tratterebbe “di omicidio colposo e di disastro colposo ai danni della popolazione salentina” tentare di attuare questo folle piano.


Credenti o meno, difficile non scorgervi, se non metaforicamente almeno, la mano del maligno, del male puro che attacca il Bello, la Vita e la Gioia, il Bene in sintesi, di fronte ad un simile attacco, quali che siano gli interessi economici speculativi e dei pieni poteri straordinari dietro celati.


Per arrivare oggi sull’orlo di un tale baratro abbiam visto e ancora vediamo all’opera una macchina terroristica ben organizzata di agro e bio-terrorismo impressionante, che guida le redini della costruzione e diffusione della “mitologia della xylella”, con convegni continui ovunque, che ormai son stati definiti qui i “convegni del terrore”, e con un uso controllato di diversi mezzi di informazione locali e nazionali, probabilmente come tanti solo plagiati ed irretiti nella diffusa costruita trappola della paura, quando non anche volontariamente asserviti. Viene diffusa artatamente la paura, e il credo falso che per l’olivicoltura, e le altre tradizionali colture tipiche da secoli del territorio, con le loro piante naturali e cultivar locali, non c’è più speranza alcuna! E ciò viene asserito, garantendolo, presentando il tutto nella veste di “scienzia”! In realtà è solo pseudo-scienza! E’ stata così cancellata la visione del futuro e sono stati portati all’esaurimento nervoso centinaia e centinaia di contadini e vivaisti, e non solo ormai, le cui attività irragionevolmente, direttamente o indirettamente, sono state fermate; i vivaisti non possono vendere piante sanissime che hanno da sempre venduto, a volte anche di padre in figlio, nel territorio salentino, che la macchina della mistificazione già ha bollato come “infetto”! E questo è assurdo! E i contadini pur avendo olivi in gran parte sani, credono che la “malattia” li colpirà e li annienterà, mentre dove ha già colpito, invece, la situazione si sta normalizzando!


Si tenta di affermare, con quei convegni e tanti servizi in tv e online, un’unica corale voce, il pensiero unico; si dichiara apertamente e militarescamente che “non ci devono essere polemiche, né idee diverse”, si minacciano in vario modo e si intimoriscono i tecnici ribelli e pensanti, non accettando posizioni differenti da quelle preconfezionate e imposte come verbo unico da ripetere a mo’ di mantra ovunque; si nega la realtà degli olivi vivi, dei grandi uliveti sani (nelle aree che son state definite invece “rosse” infette), la realtà delle cure efficaci fatte dai contadini più virtuosi e attenti che han ripreso la tradizione dei padri di cura quotidiana dell’uliveto. E questi contadini che stanno insegnando come curare, senza alchimie ma con buone pratiche della tradizione, vengono sulla stampa tacciati come “santoni”, e denigrati come tutti coloro che stanno operando per denunciare quello che sta accadendo. Gli alberi “che come dei Lazzaro risorgono”, (come scrisse un giornalista che se ne rese tra i primi conto osservando gli ulivi nella contrada più colpita, nel 2013, a Gallipoli), quando “dovevano” essere morti, che non sono mai morti, come invece serve far credere al fine della costruzione della frode, smascherano la maxi-truffa internazionale della “Xylella”. Così nella reazione furibonda e rabbiosa, il sistema di tanto meschino piano alla fine confessa nei suoi attacchi la verità: sono dei “santoni”, ma nel senso di persone illuminate dallo “Spirito Santo”, perché ci stanno aprendo a tutti gli occhi, operando miracoli con la loro semplicità, il miracolo, compiuto dall’uomo, che è nelle opere quotidiane, nei saperi antichi, nell’ umiltà, e ci hanno permesso con il loro esempio, coraggio e lavoro di capire subito dove si annidava il male vero profondo in tutta questa brutta assurda faccenda! E il male non son certo i parassiti passeggeri, ma quel sistema che nel loro nome vuol cancellare tutto per costruire un mondo artificiale malato e deanimato per i suoi interessi!


Si presenta come scientifico ciò che è pseudo-scienza artefatta, e scopriamo che tutti gli “studi” sulla questione sono stati secretati e accentrati nelle mani di pochissimi centri di ricerca, legati a istituti regionali, nazionali e ad università americane della California, università che son notoriamente finanziate da grosse multinazionali dei pesticidi e degli OGM; multinazionali che altrove, come in Brasile, Argentina e in California, con l’uso proprio, come cavallo di Troia della Xylella, si proprio la Xylella anche lì, hanno imposto come unica soluzione le loro colture OGM, di organismi geneticamente modificati e brevettati spacciati come resistenti alla Xylella. E così vari enti e associazioni di categoria interessati in Salento e in Italia presentano già le nuove “colture resistenti” brevettate, come la risposta alla Xylella, varie piante OGM, e come scenario futuro per l’olivicoltura, l’olivicoltura super-industrializzata sempre con olivi geneticamente modificati! Piante mostrificate artificialmente al posto e a rischio di inquinamento genetico delle naturali, nonché di manipolazione e compromissione di delicatissimi equilibri naturali pluri-millenari!


E intanto giungono negli uffici pubblici progetti cementificanti e/o alteranti per discoteche, alberghi, villaggi turistici, campi da golf, campi lager di pannelli fotovoltaici speculativi, industrie, nuove strade, cave, ecc. ecc., al posto degli olivi che si vorrebbe fare svellere con i vincoli paesaggistici che la loro presenza invece comporta, in nome della presenza della “xylella”! E a tal premeditato fine vengono depauperate, quando non del tutto sospese o cancellate, le leggi esistenti a tutela degli olivi.


E il legno diventa biomassa, con le eradicazioni che non permetterebbero di accorgersi che gli alberi son vivi, che gli olivi son vivi e forti e pronti anche se acciaccati a rivegetare copiosi, da qui la fretta di eradicare. E’ la Puglia terra di disboscamento per la speculazione delle biomasse, e con scuse d’ogni tipo, in questi mesi ed anni bui, spariscono gli alberi d’ogni specie, Pini, Querce, ecc., ed una delle scuse sono le varie loro naturalissime parassitosi! E’ il nostro Sud Italia ad oggi, Santo Padre, il “caso Foresta Amazzonica” dei nostri tempi in Europa, poiché una politica malsana ha reso un business bruciare legno per produrre energia elettrica nelle centrali a biomasse. E la sporca mano delle biomasse si estende ora persino sulla nostra agroforesta degli Ulivi così importante anche per la qualità della nostra aria e per la tenuta dei suoli! Un attentato al Creato!


Tutti i mali sembrano congiungersi in questa brutta storia, andare insieme come i mali usciti dal vaso aperto di Pandora, nel cui fondo però rimane sempre la Speranza!


Si cerca e chiede denaro, tanto denaro, sempre più denaro, da ogni ente pubblico, per l’ “emergenza”, la “calamità” si dice, nei fatti non facendo da oltre un anno assolutamente nulla di realmente profilattico, tra mille contraddizioni proprio profilattiche nei provvedimenti e nelle tante asserzioni, (il che è molto sospetto – ad esempio, tra le tantissime contraddizioni, si fa asportare la legna di alberi colpiti da usare come biomassa e si fan fare potature drastiche che in realtà favoriscono le infezioni fungine, che posson dar disseccamenti, veicolate dalle spore, come si fan raccogliere le olive e quindi foglie e rametti, mentre poi per questa Santa Pasqua 2015 si volevan vietare i ramoscelli d’olivo della celebrazione della Domenica delle Palme, l’anno passato invece ce ne si era dimenticati dal punto di vista dei divieti di tale rito dei rametti! Un’agire pazzesco!), nulla eccezion fatta per l’immensa opera di diffusione della paura; e intanto viene accresciuto il piano di devastazione minacciando che il batterio “cammina”, si diffonde, e non si vede la insostenibile follia: si opererebbe per distruggere tutto ciò che il batterio dovesse toccare?! Questa pare la folle ratio! Ed è un batterio che non causa danni gravi irreparabili alle piante, che non altera la qualità dell’olio d’oliva, che non colpisce uomini e animali, batterio come i miriadi di batteri che vivono ovunque innocui e a volte utili tantissimi, naturalissimi, attorno e dentro di noi, salvo manifestare azioni quando l’organismo o l’ecosistema è debole o si squilibra!


Viene utilizzato il metodo del divide et impera, e si spinge a denunciare il vicino che dovesse non avvelenare la sua terra; si mettono agricoltori agrochimici contro gli agricoltori biologici. Si mettono agricoltori contro vivaisti, vivaisti contro agricoltori, e questi due contro gli ambientalisti che minaccerebbero gli incentivi promessi per questo agro-suicidio avvelenante, ecc. ecc.; i cittadini che vivono in aree dette non infette preoccupati dall’idea diffusa ad hoc del “contagio”, contro quelli che vivono in aree dette “infette” che oppongono resistenza; gli altri stati olivicoli d’Europa contro l’Italia, e con il gioco del batterio si controllano le menti e i mercati mondiali!


E’ un tentato colpo di stato all’ agroalimentare di qualità e tradizione italico, all’ Italia e all’Europa tutta, restie agli OGM, con la creazione ad hoc di un pesantissimo clima tirannico da agro-regime dittatoriale, un pianificato assalto piratesco attraverso il previo furbo controllo di pochi gangli giusti. E tutto, Santo Padre, costruito nel tempo e fatto scattare nei mesi in cui a Milano si apre l’Expo 2015, la grande kermesse internazionale proprio sul cibo e sull’alimentazione. Il trucco è dire, tra tantissime contraddizioni scientifiche, tra miriadi di illogicità, alterando una serie di studi, che un batterio giunto con i traffici, con la odierna “globalizzazione”, con piante da vivaio importate dall’America Latina, ha distrutto l’economia e la natura locale salentina – ma questo è pazzesco dopo secoli ormai di commerci e interscambi – e dopo aver esasperato i locali con la psicosi, promuovere nella falsa ricerca la soluzione degli OGM presentata come la sola possibile, (come già fatto altrove, proprio in paesi dell’America Latina), così da portare l’Italia, sotto i riflettori internazionali dell’Expo, con i suoi governanti ad aprire, o comunque valutare seriamente di aprire, le porte agli OGM e all’uso di ancora più pesticidi!


Il Padiglione Italia dell’Expo a Milano avrà come suo prescelto simbolo, (sarà un caso, forse), il grande mosaico medioevale pavimentale della Cattedrale di Otranto, dove riposano gli 800 Santi Martiri caduti nella difesa della Cristianità e della nostra identità nel 1480; Otranto capitale culturale e storica del Salento, anticamente noto anche come Terra d’Otranto. Il mosaico che è dominato dall’Albero della Vita, della Conoscenza e del Bene e del Male nell’Eden, intorno a cui si snoda la storia dell’uomo e del creato. Un simbolo forte, di quel Paradiso terrestre che era e può tornare ad essere il Salento e la nostra Terra tutta, se la amiamo e rispettiamo secondo Natura; un albero pieno di frutti molteplici, un albero simbolo anche di quell’albero d’olivo del legno della Croce contro cui oggi nel Salento si sta sollevando la motosega e la benna sradicatrice del bulldozer!

Per esasperare terroristicamente gli animi si è giunti a dire sui media nazionali che sarà vietato quest’anno nella Domenica delle Palme il rito millenario di portare in chiesa, o presso le tipiche colonne votive chiamate “Osanna”, in Salento i sacri ramoscelli d’ulivo, è stata questa la goccia dell’oppressione che ha fatto traboccare un vaso troppo pieno e scattare un moto popolare pacifista di profonda indignazione, e che è sfociato adesso in una immensa manifestazione con i ramoscelli d’olivo in piazza Sant’Oronzo a Lecce proprio per questa Domenica delle Palme, la giornata per i salentini della “Resistenza dei Ramoscelli d’Olivo”, dove ci auguriamo come segno di vicinanza alla nostra terra i nostri Vescovi vorranno benedirceli, ammonendo il tentativo di accarezzare le gerarchie ecclesiastiche, di fronte alla perdita di consenso popolare, per legittimare il piano salentinicidia!


Una manifestazione in un giorno santo per chiedere di fermare urgentemente, arrestare, l’intero malsano piano anti-xylella, favorendo invece le buone pratiche agroecologiche e di rinaturalizzazione del territorio a zero uso di pesticidi ed erbicidi chimico-industriali.


Nello spavento per la reazione esponenziale della vox populi vox dei, di fronte a questo moto popolare, dopo quel boomerang, è stato sospeso il divieto per quel giorno, mostrando così anche l’inconsistenza e la debolezza della fede in questa frode!


L’appello forte a difendere gli ulivi, un uomo per ogni olivo, è stato anche lanciato dal cantante molto popolare in Italia e nel mondo, Albano Carrisi, un salentino grande devoto di San Padre Pio di Petralcina così fortemente venerato nel nostro sud. E il suo appello è stato ripreso da tantissimi artisti in tutt’Italia.


E proprio in questi giorni di Pasqua olivi anche sanissimi da gendarmi armati in divisa sono stati segnati con croci rosse per essere sacrilegamente abbattuti! Anche tra quei soldati di corpi preposti normalmente proprio alla tutela dell’ambiente, si stanno registrando delle obiezioni di coscienza all’attuazione del ferino immondo piano detto anti-xylella, in realtà anti-natura!


Diversi floridi alberi di olivo carichi di fiori furono barbaramente assassinati da questo sistema, tagliati di netto con un colpo di motosega,  con la scusa della Xylella, il Lunedì della settimana di Pasqua del 2014, a Trepuzzi (Lecce), all’indomani operativo della santa Domenica delle Palme, per dare, convocati tutti i media, l’idea dell’emergenza. Con sospetta coincidenza quasi rituale esoterica, oggi si afferma di volere tagliare altri alberi d’olivo, questa volta ad Oria (Brindisi), per inaugurare il macabro “piano finale”, ed esattamente il Lunedì di Pasqua di questo 2015! La gente farà un cordone umano per fermar ogni taglio. Per fermare questo che pare quasi un impuro sacrilegio satanico.


Lo scandalo è grande ormai e sulla bocca di tutti in Italia ed Europa, e tanto più ora che si è scoperto che presso quegli stessi centri in Puglia, che oggi sono coinvolti nella gestione del caso “xylella”, negli anni passati, prima di ogni emergenza xylella, (pubblicamente fatta scoppiare nell’autunno 2013), furono importati dai ricercatori di università della  California materialmente batteri di Xylella, con i quali si fecero esperimenti durante un corso internazionale nel 2010 volto a preparare proprio tecnici all’applicazione della “quarantena” in presenza di xylella, quando si diceva che di xylella non c’era ombra in Europa! Istituti che si è scoperto dotati di diritti di inviolabilità ed extraterritorialità come ha denunciato sul settimanale “Famiglia Cristiana” il Pubblico Ministero della Procura di Lecce che sta indagando in merito al possibile reato di procurato allarme/disastro colposo che ammanta tutta questa assurda vicenda.


Link articolo su “Famiglia Cristiana”:  http://m.famigliacristiana.it/articolo/xylella-il-pm-mignone-non-posso-indagare-sul-convegno-di-bari-perche-ce-limmunita.htm


Gli studi addotti per giustificare l’arrivo della Xylella in Salento invece tramite piante da vivaio provenienti dall’ America Latina paiono assai discutibili, e son comunque “studi” recentissimi prodotti dopo lo scoppio del caso “xylella” in Salento, e da ricercatori stranieri amici dei medesimi che importarono i batteri a Bari anni prima, e legati alle medesime università californiane!


E così, tra le mille contraddizioni di questa storiaccia, solo oggi che lo scandalo dilagante è scoppiato, e che l’Unione Europea è stata finalmente messa direttamente al corrente dai cittadini dello stato degli ulivi salentini che risorgono, realtà di cui sempre erano stati tenuti all’oscuro i membri della Commissione dell’UE dagli enti informatori italiani, i medesimi centri di ricerca coinvolti cercano di correre ai ripari adducendo test di patogenicità, sempre svolti solo da loro, che dimostrerebbero la responsabilità anche della Xylella nella sintomatologia osservata sugli ulivi! Tutto lontano da ogni aperto coinvolgimento della comunità scientifica mondiale in ogni fase ed aspetto della vicenda!


Sono in corso diverse inchieste ormai che indagano sul “mal affaire Xylella”, sulla frode costruita attorno e con la mitologia della Xylella; tema approfondito anche proprio nel recente rapporto Eurispes intitolato “Agromafie. III Rapporto sui Crimini Agroalimentari”, coordinato dal giudice antimafia Giancarlo Caselli e in cui si trova un paragrafo proprio dedicato a “Lo Strano Caso della Xylella” in Salento, (vedi: http://eurispes.eu/content/agromafie-eurispes; qui capitolo dedicato al Salento: http://www.csvsalento.it/upload/doc/notizie/libro-agromafie2015.pdf). Tante le interrogazioni parlamentari e ai commissari europei che stanno giungendo per fermare il folle piano!


La situazione è tesissima, la gente vigila di notte i campi, ed è pronta a salvare con il proprio corpo gli amati vitali alberi piantati e curati dai nonni o dagli avi. Le denunce non si contano più.


STOP FRODE ''XYLELLA'' - Ulivo simbolico in piazza Sant'Oronzo a Lecce. Papa FrancescoIl piano anti-xylella prevede azioni coatte, sospensione della proprietà privata ed interventi di eradicazione e taglio come di chimicizzazione da parte del pubblico. In certe aree tali interventi son imposti ai privati a loro spese, e se inadempienti, con azioni coatte questi interventi verrebbero eseguiti dal pubblico con spese poi a carico dei privati. Ne verrebbe fermata per anni la produzione di prodotti certificabili come biologici in gran parte del Salento! Annientata l’attività vivaistica tradizionale. Le piante possono essere giudicate colpite con analisi ad occhio senza alcuna verifica neppure scientifica; un ramo secco piegato dal vento, e quell’albero d’olivo plurisecolare è segnato! Le operazioni vedrebbero militari armati per le campagne, e tutto questo è umanamente insopportabile.


Un piano che sospende la democrazia e innumerevoli diritti dell’uomo e dell’ambiente.


L’Olio d’oliva, il premio più ambito per i campioni delle Olimpiadi greche, come la corona d’ulivo posta sul loro capo! Figuriamoci di che pianta importante stiamo parlando! E lei Santo Padre sarà per noi il vittorioso Atleta di Dio contro tanta insana barbarie che le stiamo esponendo con il cuore in mano e le speranze nel nostro futuro, e quelle per i nostri figli, in Lei saggiamente riposte.


L’ Olio d’oliva con cui si consacrano gli altari, e la pietra megalitica Betel (Casa di Dio), nella Bibbia. L’olio del crisma, dei catecumeni, della guarigione degli infermi. Oro liquido del Creato medicamentoso e nutriente e dai mille usi, quell’oro si vorrebbe a noi rubare, distruggere, dopo averlo infangato in tal meschino spregevole modo, come tutta la nostra terra!


E’ un genocidio dei salentini in nome della “xylella”. La misura della mostruosità la dà non solo l’ olivicidio in progetto ma il divieto di reimpianto delle nostre cultivar e specie naturali e tradizionali. Ciliegi, mandorli, albicocchi, olivi, pruni, peschi, rosmarino, alaterno, malva, oleandro, acacia, ecc. ecc. Piantarli oggi è reato! Vivere dunque è reato!


Non c’è pianta del creato, (salvata una ad una secondo la metafora dell’Arca di Noè della Bibbia), che mai all’uomo dovesse essere vietato piantare!


Tutto illogico apparirebbe, ma tutto assume logica nel piano sempre meno celato di costringerci in questo inganno a farci passare a piante ingegnerizzate dette resistenti alla fantomatica “Xylella”, brevettate da multinazionali cui svendere la nostra attuale libertà alimentare e dunque Libertà totale!

E la biocida immorale “pulitura” dei canali, margini di strade e campi, cioè degli unici corridoi ecologici che abbiamo, da circa 180 specie di piante possibile casa per la xylella, più erbe da togliere dette impropriamente “infestanti”, più lo sterminio di insetti anche utilissimi come le api con veleni pesticidi che intossicano e ammorbano l’uomo e il suo habitat è uguale alla cancellazione della Natura, non c’è altro termine! Desertificazione artificiale! Estinzione biocida! Non solo crimini contro i Diritti dell’Uomo e dell’Ambiente, contro l’Umanità: sono questi crimini apocalittici, nulla altro, e va denunciato e comunicato con forza senza paura, se non quella viscerale per questo piano folle che ci nega la sostanza e la gioia che supporta la Vita in un territorio!


Ma non perdiamo la Fede nella forza della Provvidenza e siamo certi nel suo intervento, nella sua parola guida che fende la coltre oscura e faccia rivedere la luce del futuro ai salentini così ingiustamente vessati.


Confidiamo nella saggezza e nell’amore per la natura, parassiti inclusi, dei Francescani che ben conoscono gli equilibri degli ecosistemi e non fan certo un pandemonio di fronte a fitopatie che sempre si sono avute e superate nel corso dei secoli passati nella nostra olivicoltura salentina, forse persino ben più estese e gravi, come confidiamo nella scientificità dei Gesuiti a comprensione della frode e della psicosi che connotano antropologicamente tutta questa faccenda fondata sulla furbizia di pochi e sull’ignoranza, la buona fede e le paure di molti, con il cavallo di troia della “Xylella” con la sua artefatta mitologia!


La Natura tornerà a dare i suoi frutti se amata e rispettata, curata e non violentata da biocidi di erbe, arbusti, insetti ed alberi, e il sistema immunitario della società, la Giustizia, trionferà riportando la correttezza laddove si è scivolati nel pandemonio delle ombre, nel regno del caos e della confusione entro cui sperano di potersi ergere offrendo “miracolistiche” soluzioni pseudo-scientifiche nuove caste di potere di lobby che hanno interessi ben lontani dal bene comune.


Santo Padre Francesco,   


Infinitamente Grazie da noi tutti perché la sua parola vale oggi quanto il futuro di una Terra intera.


Post Scriptum:


La fomentata “emergenza” ha partorito un mostruoso piano che è ora stato affidato nelle mani di commissari governativi, con poteri di deroga alle leggi. Tra gli interventi previsti e imposti, solo le buone pratiche agro-ecologiche sono pienamente condivisibili, mentre gli altri, quali l’uso di prodotti chimici e l’espianto coatto degli ulivi, (potrebbero essere anche un milione o più, secondo le stime assurde e infondate degli enti localmente coinvolti responsabili, non accompagnate da documentazione e dati circostanziati, oltre centinaia di migliaia di altre piante asintomatiche – ovvero sanissime), come la cancellazione di un patrimonio di incommensurabile valore ecologico, paesaggistico ed economico di ettari ed ettari di vegetazione spontanea e non, di cui si prevede lo sterminio, producono motivata indignazione e preoccupazione, e moti popolari crescenti che non possono che sfociare in azioni di vitale resistenza sempre maggiore fino alla salvezza del territorio con la sacrosanta conservazione di tutte le sue attuali peculiarità naturali e agricole!


Peraltro questi interventi di forte impatto sono giudicati di incerta utilità anche nella ratio stessa di eradicare il batterio, a meno di non essere massicciamente estesi su tutto il territorio, desertificandolo e avvelenandolo: ciò emerge dalla relazione 2015 dell’agenzia EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) dell’Unione Europea (UE), che li ritiene pertanto impraticabili. Allo stesso modo la FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite – ONU) mette in guardia circa le fitopatie affermando ufficialmente nei suoi documenti a difesa dei territori e delle genti che le “cure” per le piante non possono essere più dannose dei risultati e con risultati incerti, ed indica pertanto che in tal caso, (come appunto nel caso in oggetto), la migliore soluzione è non intervenire e lasciar fare alla Natura, sempre auto-guaritrice dandole il giusto tempo e rispetto!


La Chiesa salentina si confronta con il problema in modo attivo e differenziato. Lunedì 30 marzo è prevista una Via Crucis – pellegrinaggio, preghiera collettiva per la salvezza degli ulivi a Leuca; ed essa sarà utile tanto più, quanto più si ha la consapevolezza di quale sia il vero male in questo momento verso cui indirizzare tutti gli sforzi, preghiere incluse. E il male non son certo i parassiti passeggeri ora, ma quel sistema emerso che nel loro strumentalizzato nome vuol cancellare e uccidere ogni cosa, pazienti ulivi inclusi! Domenica 22 marzo nella celebrazione della Messa nelle parrocchie della diocesi di Lecce è stata letta una missiva che invoca la collaborazione dell’Arcivescovo nell’attuazione dell’intero Piano. Questo ha suscitato un fortissimo dissenso popolare con innumerevoli lettere di indignazione inviate all’Arcivescovo leccese dalla gente.


La comunità salentina, figlia dell’Olivo nutrice, non intende uccidere se stessa, avvelenandosi ed estirpando alcun albero d’olivo, e si pensi che se ne vorrebbero estirpare un numero impressionante e inquantificabile, discrezionale, di piante molte plurisecolari. Ricche di storia umana e naturale, molte sono sopravvissute ad analoghe epidemie alla fine del XVIII e del XIX sec.; la loro resistenza alle avversità ci impone il dovere di tutelarle e curarle, non di espiantarle con una inutile malvagia strage. Peraltro ad oggi pochissime sono morte, in tantissimi casi reagiscono alla sventura, spesso sono asintomatiche, ovvero nei fatti sane! Nel Brasile sono stati sperimentati interventi fitosanitari non aggressivi in casi detti analoghi (clorosi degli agrumi dovuta a Xylella, di cui qui ancora non conosciamo in modo incontrovertibile il ruolo nel disseccamento degli olivi), che hanno attenuato i sintomi e l’evoluzione della patologia (Lacava e De Souza).


Auspichiamo che l’intervento della Chiesa locale e il Suo in particolare sia un aiuto concreto, forte e univoco per impedire che sul Salento si abbatta il flagello dell’espianto di ulivi, e di un numero impressionante di alberi, quando l’espianto anche di un solo albero sano o recuperabile, come son recuperabili gli alberi colpiti dalla sintomatologia in questione, costituirebbe un immenso sacrilego reato, tanto che i greci ateniesi vi prevedevano, come ci ricorda il filosofo Aristotele, la massima pena.


(La magistratura indaga come documentato recentemente e ampiamente da Famiglia Cristiana).


Se un ulivo dovesse morire che sia per le dinamiche naturali quando nostro Signore riterrà opportuno, ma non per mano di mistificazioni ed attentati da parte degli uomini loro figli e custodi; gli olivi sono il simbolo della civiltà greca e cristiana. La natura non ci perdonerebbe mai tale misfatto, come Papa Benedetto XVI portava all’attenzione di tutti in occasione della XLIII Giornata Mondiale della Pace dal tema “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, dove, riprendendo le parole di Papa Paolo VI, evidenziava con queste frasi, che dove il Creato si degrada, anche l’Uomo si Degrada e viceversa: «attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, (l’uomo) rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione». Ed aggiunse che in tal caso «non soltanto l’ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale; ma è il contesto umano, che l’uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l’intera famiglia umana»,  e come Lei ci ha saggiamente e eloquentemente ricordato: “Padre Dio perdona sempre, le persone umane perdonano alcune volte, ma il creato non perdona mai: se tu non lo custodisci, lui ti distruggerà”.


Il Forum Ambiente e Salute del Grande Salento      


 


News & Salento

SIULP Lecce: “Più sicurezza per donne e uomini in divisa”

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Riceviamo e pubblichiamo.

“Continua senza sosta la scia di aggressioni alle donne ed agli uomini in divisa, nella stessa giornata non abbiamo fatto in tempo a tirare un respiro di sollievo per lo scampato pericolo dei due poliziotti affrontati a Padova da un individuo di nazionalità nigeriana armato di ascia, che a poche ore dall’accaduto l’episodio si è ripetuto nel centro cittadino di Lecce, dove un cittadino extracomunitario ha aggredito un Poliziotto senza un apparente motivo ovvero per il solo fatto di indossare un’uniforme.”

E’ quanto afferma in una nota Mirko BRAY, Segretario Generale del SIULP Lecce, a seguito della vile aggressione avvenuta ai danni di un Poliziotto nelle prime ore della scorsa serata ad opera di un cittadino extracomunitario poi arrestato per tentato omicidio.
“La nostra impressione è che la Polizia di Stato stia pagando lo scotto della grave carenza negli organici, problematica che in questa Provincia ci penalizza particolarmente, al contempo emerge nitidamente la necessità di introdurre tutti quegli strumenti che consentano ai tutori dell’ordine pubblico di operare in condizioni di sicurezza, in particolare ci riferiamo all’ampliamento delle dotazioni dei Taser, alla fornitura delle bodycam e dei giubbini tattici antitaglio. Non solo! Chiediamo anche delle tutele legali differenti rispetto a quelle in vigore che giudichiamo eccessivamente garantiste nei confronti di chi delinque a scapito della gente onesta e di chi opera per la legalità e il bene comune. Avvertiamo un’eccessiva tolleranza verso chi usa violenza contro un poliziotto, che sia in ordine pubblico o in un intervento di polizia, di contro il solo sospetto di un possibile eccesso nelle nostre reazioni, che scaturiscono sempre a contenimento delle violenze di ogni genere che siamo chiamati a fronteggiare, è sufficiente ad innescare il c.d. “atto dovuto” che da inizio a quella che oggi in Italia è la vera e propria pena: ovvero, l’iter processuale. Auguriamo al nostro collega una pronta guarigione nella certezza che il consueto spirito di servizio e l’indubbia abnegazione, lo spronerà a superare nuovamente quanto già vissuto in passato.”

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News & Salento

“Le medaglie degli eroi” in mostra a Lucugnano

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Riceviamo e pubblichiamo.

Dal 24 dicembre al 6 gennaio 2025, presso Palazzo Comi a Lucugnano, la raccolta di medaglie italiane ed estere a cura di Collezione Militaria Scolozzi dal titolo “Le medaglie degli eroi”.

Info al 3888960203.

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News & Salento

La benedizione di Monsignore: “Santificate le feste”

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di Luigi Zito
Intervista di fine anno al Vescovo della Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca, Mons. Vito Angiuli. Oltre che sul significato del Natale ormai prossimo, Monsignore ha parlato volentieri di molti temi di attualità.

Angiuli sostiene che occorre «educare giovani e adulti a coltivare valori positivi come la comunione, la compagnia, la stima, la vicinanza, il lavoro di squadra, il senso di appartenenza».
Sulle festività imminenti: «Fare festa è una straordinaria opportunità per riscoprire il senso della vita e ricucire i rapporti di aggregazione e di riappropriazione del valore della comunità».
Dopo 14 anni di attività pastorale nel sud del sud invita, infine, tutti noi a «cogliere il valore delle trasformazioni in atto e assecondare il corso degli eventi per uno sviluppo economico, sociale e culturale dell’intero territorio».

 
Eccellenza, da tanti anni svolge la sua attività pastorale in Salento, in particolare nella Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca: “la porzione del popolo di Dio”, come recita il codice di diritto canonico, «affidata alle cure pastorali del Vescovo”, è cambiata in questi 14 anni?

«In questi anni, ho compreso meglio la storia e la cultura di questo territorio che impropriamente si definisce “estremo lembo” del Salento, quasi fosse una realtà marginale. I grandi cambiamenti storici e politici che si stanno verificando ai nostri giorni hanno riproposto la centralità del Mediterraneo e, dunque, anche il Sud ha riacquistato una sua importanza. Bisognerebbe, pertanto, cogliere il valore delle trasformazioni in atto e assecondare il corso degli eventi per uno sviluppo economico, sociale e culturale dell’intero territorio. Sotto questo profilo, noto un atteggiamento ambivalente. Se da una parte, si manifesta una nuova forza propulsiva e una rinnovata capacità imprenditoriale, dall’altra rimangono ancora irrisolte alcune questioni in riferimento alla necessità di migliorare le infrastrutture necessarie per un vero sviluppo e soprattutto a promuovere un cambio di passo di tipo culturale. Mi riferisco alla necessità di “fare rete” e di lavorare con una visione più condivisa e una programmazione più generale aperta al bene comune superando la perdurante mentalità individualista, preoccupata solo del proprio interesse contingente. È questo l’aspetto che sottolineo anche in ambito ecclesiale, consapevole che la Chiesa ha un ruolo non secondario nel realizzare una nuova visione e una nuova modalità di stare nella storia e nelle vicende del tempo presente. L’esperienza della “Carta di Leuca”, la promozione dei “Cammini di Leuca” ed altre iniziative ecclesiali che ho promosso in questi anni anche a seguito del riconoscimento da parte dell’Europa del percorso della “via Francigena” da Canterbury a Leuca, dovrebbe servire a sprovincializzare il nostro territorio e a proiettarlo in un contesto più ampio. Il quadro, come si vede, presenta aspetti positivi, ma richiede un ulteriore sforzo per pensare in grande senza impantanarsi o crogiolarsi nelle piccole incombenze tipiche di uno sguardo poco lungimirante e appiattito sul presente».

In questo periodo di Avvento, del Natale, oltre a “Santificare le feste”, cosa consiglierebbe ai fedeli? Cosa significa il Natale oggi? Quanta umanità si respira nel mistero del Natale? Cosa si sta perdendo?

«Intanto mi preme ribadire che “santificare le feste” non è un aspetto secondario. Le singole persone e le società nel loro insieme non possono vivere senza l’anelito alla gioia che promana dalla “festa”. Fare festa è una straordinaria opportunità per riscoprire il senso della vita e ricucire i rapporti di aggregazione e di riappropriazione del valore della comunità. Consiglierei a tutti, credenti e non credenti, di vivere la gioia della festa, sia quella religiosa sia quella civile e sociale come momento per uscire dall’individualismo e sperimentare il gusto di aprirsi al senso del mistero e del trascendente oltre che di intrecciare rapporti umani più profondi e sinceri. In fondo è questo il senso più vero del Natale.
Come ho scritto in un recente articolo, il Natale è la festa nella quale si opera il “meraviglioso scambio” tra Dio e l’umanità: il Verbo eterno viene nel mondo e gli uomini riscoprono il valore dell’umano quando è aperto al divino. Il Natale è l’esaltazione dell’umanità non chiusa in sé stessa, ma abitata dall’amore di Dio che si fa carne e vive la stessa esperienza degli uomini. In altri termini, la festa del Natale chiede a tutti di vivere concretamente da fratelli che si rispettano e si abbracciano e non da nemici che si combattono o da estranei che si ignorano!
In un mondo lacerato da guerre, attraversato da profondi contrasti dove aumentano le disparità sociali, crescono le diverse forme di povertà, si esasperano i sentimenti di odio, è proprio il valore della fraternità che bisogna rimettere al centro».

Natale, luci sfavillanti, regali, tavole imbandite, gioia e convivialità; per tanti, però, le festività natalizie sono il periodo più stressante dell’anno: come sono cambiate le relazioni umane? Qual è il suo pensiero?

«È vero che a Natale si mette in moto una sorta di meccanismo che privilegia l’esteriorità nelle sue diverse forme.
Questa ricerca a tutti i costi di apparire finisce per stancare e per accrescere il senso di solitudine, di distanza e di estraneità.
Mentre sarebbe auspicabile che, in sintonia con il messaggio più profondo delle feste natalizie, si privilegiassero altri aspetti: la cura dell’intimità, la ricerca de silenzio, la promozione di relazioni interpersonali significative.
Sarebbe anche il tempo opportuno e per trasmettere ai bambini e ai giovani i valori profondi come la generosità, la gratitudine e l’amore per la famiglia, il valore della condivisione e del legame familiare, della    solidarietà quale forza che incoraggi a mettere in atto gesti di gentilezza e di assistenza verso coloro che sono nel bisogno e a riflettere sulla pace e sulla riconciliazione tra i popoli».

La sua Diocesi si spende tanto per gli altri, i poveri, da quando ne ha ricordo sono aumentate le “sofferenze”, che bilancio ne trae?
La sua è una “Chiesa col grembiule”, come esortava don Tonino, o come descriverebbe la sua Chiesa?

«Con il crescere dei problemi economici e sociali sono anche aumentate le attività che la Caritas diocesana e le parrocchie hanno messo in atto per venire incontro alle diverse esigenze delle persone più povere e più bisognose. Tuttavia, cerchiamo di considerare non solo le urgenze materiali, ma anche le “povertà spirituali” che sono anch’esse in aumento e che impoveriscono il tessuto relazionale: la solitudine, la sfiducia, lo scetticismo, la diffidenza, lo scoraggiamento, la mancanza di speranza. Cerchiamo cioè di farci carico di un compito più grande: educare giovani e adulti a coltivare valori positivi come la comunione, la compagnia, la stima, la vicinanza, il lavoro di squadra, il senso di appartenenza. Cerchiamo di promuove lo “spirito di famiglia”. Per questo consideriamo la chiesa come una “casa”, dove tutti possono sentirsi accolti, compresi, aiutati. La casa è il luogo delle relazioni, del reciproco riconoscimento, dell’aiuto vicendevole, dello scambio dei doni.  Al fondo del nostro impegno c’è il desiderio di imitare il “buon samaritano” e, pertanto, di trasformare la chiesa non solo nel luogo delle celebrazioni liturgiche, ma anche nella “locanda della fraternità” dove vige uno spirito di cura, di compassione e di consolazione».

LA VIRTù DELLA SPERANZA

Eccellenza, le chiedo un’esortazione sul Natale, su questo periodo così ricco di avvenimenti, su quello che vuole trasferire ai nostri lettori.

«Vorrei soprattutto esortare tutti a riappropriarsi della virtù della speranza.
Non una speranza di piccolo calibro o soltanto l’espressione di un sentimento passeggero e incerto, ma una speranza che non delude, sostiene il cammino della vita, infonde coraggio e desiderio di non arrendersi di fronte alle difficoltà e alle contraddizioni della vita.
Sperare significa non temere, non lasciarsi prendere dalla paura, ma vivere con gioia e camminare con serenità incontro al futuro.
“Pellegrini nella speranza” è il tema del Giubileo del 2025.
Ciò significa tenere accesa la fiaccola della fiducia e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante.
I simboli tipici del Giubileo sono il camminare da pellegrini e il passaggio della Porta Santa.
Esprimono la decisione interiore di prendere in mano qualche aspetto della propria vita per renderlo nuovo, riconciliato, trasformato, aperto, ospitale.
Abbiamo bisogno di convertirci a una mentalità più evangelica, generativa di un nuovo umanesimo e di un nuovo rinascimento personale e comunitario, sociale e culturale.
Essere pellegrini di speranza vuol dire riappropriarsi della responsabilità e della gioia di servire ogni uomo facendosi prossimo ad ognuno.
La speranza è una luce nella notte, un dono e un compito, l’attesa di qualcosa che riempie il cuore di gioia. Sperare è assaporare la meraviglia di essere amati, cercati, desiderati da un Dio che non si è rintanato nei suoi cieli impenetrabili, ma si è fatto carne e sangue, storia e giorni, per condividere la nostra sorte. Auguro un Natale che rafforzi in tutti la gioia della speranza».

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