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Gallipoli

Stadio Gallipoli: l’Assessore replica alla Società di calcio

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In relazione alle accuse mosse all’Amministrazione Comunale dalla società del Gallipoli Calcio per il tramite del suo direttore generale, Giuseppe Iodice ed apparse a più riprese, in questi giorni, sugli organi di comunicazione, l’assessore allo Sport, Giorgio Cacciatori, tiene a precisare quanto segue, al fine di garantire all’opinione pubblica un’informazione completa, che ripercorra semplicemente lo svolgimento dei fatti. 


“Il Presidente D’Odorico all’atto del suo insediamento alla presidenza del Gallipoli Calcio è stato ricevuto dal Sindaco e dal sottoscritto e nella circostanza ha chiesto l’autorizzazione, una volta reperito il terreno, di costruire lo stadio, un centro sportivo ed un centro commerciale. In cambio ha ottenuto piena e ampia collaborazione per un celere esame del progetto, da presentare in seguito a cura del proponente.


Anche se poi fa comodo parlare di “inerzia” dell’Amministrazione Comunale, alla data odierna nulla è stato recapitato.


Successivamente è stato ricevuto l’avvocato Luise, per procedere alla firma del contratto per l’utilizzo dello stadio Bianco.


L’Amministrazione, per spirito di collaborazione e per venire incontro alla Società, ha deciso di lasciare invariato il canone a soli 8mila euro annui, precisando che all’atto della firma si sarebbe provveduto all’assegnazione di un contributo.


Anche se poi fa comodo parlare di “inerzia” dell’Amministrazione Comunale, alla data odierna nulla è stato sottoscritto da parte della Società.


Successivamente, dopo continui solleciti, l’avvocato Luise ha chiesto di modificare il contratto, adeguandolo secondo quanto previsto per le società militanti nella serie B.


Anche in questo caso la società è stata accontentata ma per l’ennesima volta, nonostante numerose telefonate, il predetto dirigente non si è mai presentato e come è noto a tutti ha finito col lasciare l’incarico.


Il sottoscritto, avuta notizia della nomina del nuovo dirigente, Sergio Mello, lo ha convocato per definire il contratto. All’incontro il predetto si è presentato senza il contratto che doveva essere modificato dalla società, asserendo che nulla gli era stato consegnato.


Anche se poi fa comodo parlare di “inerzia” dell’Amministrazione Comunale, alla data odierna nulla di quanto era stato concordato ha avuto seguito.


Pertanto il sottoscritto dava corso al nuovo iter.


Trascorso circa un mese, a seguito di ulteriori e reiterati solleciti, si è presentato in Comune nuovamente il sig. Sergio Mello che, evitando ogni argomento sul contratto per la gestione del “Bianco”, informava che la società era intenzionata a sostituire il manto erboso con altro misto ad erba normale e sintetica, chiedendo di costruire nell’area destinata ai parcheggi un pallone tensostatico da adibire a palestra.


Anche tale richiesta, da parte del Comune, per l’ennesima volta, riceveva un riscontro positivo, con la premessa tuttavia che la società avrebbe presentato un progetto che il responsabile dello Sport avrebbe curato personalmente per un’immediata approvazione dell’Ufficio Tecnico.


Anche se poi fa comodo parlare di “inerzia” dell’Amministrazione Comunale, alla data odierna nulla è stato presentato.


Successivamente è stato nominato Direttore Generale Pino lodice che, convocato, si è presentato, anche lui, senza il contratto di gestione del “Bianco”, asserendo che quanto prospettato dal precedente interlocutore non poteva essere realizzato, chiedendo quindi copia dell’atto.

Di fatto la società prendeva ulteriore tempo.


A causa anche in questa circostanza dei continui solleciti rimasti inascoltati, si è provveduto in data 05.0l.2010 con lettera prot.n° 0000380 ad inviare alla Società un invito a presentarsi.


Il dott. Lodice, intervenendo presso gli uffici comunali, con Il Dirigente e il sottoscritto apponeva su ogni pagina della bozza del contratto di gestione del “Bianco” timbro della società e firma.


Successivamente, come apparso sulla stampa, venivano lamentati dei disagi che gli atleti erano costretti ad affrontare.


Si presentava in data l0 febbraio u.s. il presidente D’ Odorico che, anziché firmare il contratto già avallato dal suo rappresentante, andava via asserendo, nonostante le assicurazione date dal sindaco di un pronto intervento, che l’avrebbe firmato ad esecuzione dei lavori.


Il sottoscritto, dopo due ore dall’incontro, si recava allo stadio Bianco per costatare quanto lamentato, disponendo l’immediata esecuzione dei lavori, che venivano portati termine in tre giorni.


L’Amministrazione, quindi, adempiva in questo modo a quanto garantito personalmente dal Sindaco Venneri.


Convocato per l’ennesima volta in Comune il dott lodice, nonostante i continui solleciti, decideva tuttavia di non presentarsi e pertanto con lettera prot.n. 0011682 del 25.02.2010 venivano comunicati i termini di presentazione, avvertendo che non ottemperando alla richiesta si sarebbe proceduto a predisporre gli atti consequenziali.


Anche se poi fa comodo parlare di “inerzia” dell’Amministrazione Comunale, alla data odierna gli impegni della società calcistica con il Comune sono solo nelle intenzioni e non nei fatti.


Relativamente alle recenti dichiarazioni di Iodice circa un intervento dell’Amministrazione Comunale per il pagamento del canone dello stadio di Lecce, va detto che nell’ultimo incontro avuto con il dirigente del Gallipoli sono stati chiariti i motivi che non consentono di aderire alla richiesta ed è stato ribadito che a firma del contratto si sarebbe provveduto alla concessione del contributo.


Anche se poi fa comodo parlare di “inerzia” dell’Amministrazione Comunale, alla data odierna nulla è stato firmato.


Resta da capire, alla luce di quanto esposto, da che parte si trovi, nei rapporti tra il Comune e la società del Gallipoli l’”inerzia”, il “menefreghismo” e il mancato rispetto degli accordi assunti e dove invece si trovi l’adempimento degli impegni presi. Ogni ulteriore commento resta del tutto superfluo”.


Giorgio Cacciatori – Assessore allo Sport del Comune di Gallipoli


Cronaca

Rubava smartphone e coltivava marijuana in casa

Arrestato 47enne gallipolino dalla Polizia di Stato. L’uomo è stato individuato grazie alle videocamere di sorveglianza del negozio di elettrodomestici. Durante la perquisizione domiciliare i poliziotti hanno scoperto anche le piante di marijuana coltivate in una piccola serra

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La Polizia di Stato ha arrestato in flagranza un uomo di 47 anni, per aver rubato dei telefoni cellulari.

Il direttore di un negozio di elettrodomestici di Gallipoli, accortosi del furto di tre cellulari, ha immediatamente contattato i poliziotti del Commissariato locale.

Stesse circostanze del 21 marzo scorso, qunado dal negozio era stato sottratto un tablet.

I poliziotti, giunti presso la rivendita di elettrodomestici, hanno visionato le telecamere di sorveglianza e hanno individuato subito l’autore del furto.

Un equipaggio della Squadra Volante del Commissariato di Polizia ha trovato l’uomo nei pressi della sua abitazione con indosso ancora gli stessi vestiti utilizzati per il furto e come si evince dalle riprese delle telecamere.

Interpellato riguardo ai fatti accaduti lo stesso ha ammesso di avere rubato un telefono e di averlo riposto nella propria stanza.

La perquisizione domiciliare ha consentito di trovare proprio all’interno della sua stanza, accanto al letto, i tre telefoni cellulari ancora chiusi nelle rispettive confezioni con sigillo di garanzia.

E inoltre, è stato ritrovato un tablet che, da successivi accertamenti, è risultato essere quello sottratto il 21 marzo.

I poliziotti, durante il controllo nell’appartamento, hanno anche trovato tre piante di marijuana con infiorescenza coltivate in una piccola serra, la quale presentava al suo interno, un sensore di temperatura e umidità ed una lampada da coltivazione UV, collegata alla rete elettrica.

Tutto il materiale e le piante venivano sequestrati e sottoposti ad analisi, mentre i tre telefoni ed il tablet venivano restituiti all’avente diritto.

L’arrestato ora è agli arresti domiciliari.

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Appuntamenti

Referendum su Lavoro e Cittadinanza, Salento in Piazza

Sabato in provincia iniziative in 11 centri. Volantinaggio nei mercati e nelle piazze in vari centri abitati della provinciaper il “Sì” ai referendum

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Anche in provincia di Lecce, come nel resto d’Italia, il prossimo fine settimana sarà denso di iniziative a sostegno dei referendum su lavoro e cittadinanza.

In contemporanea con le Giornate di Futura, organizzate dalla Cgil nazionale a Milano per oggi e domani (con collegamenti in diretta da Torino, Roma, Napoli, Bari, Parigi, Bruxelles e Barcellona), domani nel Salento saranno organizzati 11 punti informativi nelle piazze e nei mercati.

IL CALENDARIO COMPLETO (in ordine di orario)

  • Maglie, via Portaluri (mercato settimanale) dalle 9.30 alle 12.30;
  • Presicce – Acquarica, via Tommaso Fiore (Località Presicce, mercato settimanale) dalle 9.30 alle 12.30;
  • Carpignano Salentino, piazza Duca D’Aosta dalle 10 alle 12;
  • Salice Salentino, piazza Pace dalle 10 alle 12;
  • Gallipoli, piazza Tellini dalle 10 alle 12;
  • Nardò, via Grassi dalle 10 alle 12;
  • Trepuzzi, largo Margherita dalle 10 alle 12;
  • Aradeo, piazza San Nicola dalle 15.30 alle 19.30.
  • Serrano, Villa Comunale dalle 16 alle 18;
  • Galatina, piazza Dante Alighieri dalle 17 alle 20;
  • Salve, piazza Matteotti dalle 18 alle 20.

Secondo gli organizzatori, «con 5 SÌ ai referendum dell’8 e 9 giugno sarà possibile allargare le tutele ed i diritti per milioni di persone.

Cancellare il contratto a tutele progressive introdotto col Jobs Act offrirà maggiori tutele a 4 milioni di persone (quelle assunte a partire dal 2015) e a tutti coloro che saranno assunti a tempo indeterminato in futuro: in caso di licenziamento illegittimo avranno diritto a tornare sul proprio posto di lavoro.

Altri 4 milioni di persone che lavorano in imprese con meno di 15 dipendenti, col Sì avrebbero tutele che oggi non hanno (reintegra sul posto di lavoro e risarcimento del danno senza un tetto massimo). Oltre 2,3 milioni di lavoratrici e lavoratori precari avrebbero una risposta dal quesito sul lavoro stabile: col Sì non sarà più possibile assumere a tempo determinato senza motivazione.

Il quesito sul lavoro sicuro responsabilizza le stazioni appaltanti in caso di infortuni sul lavoro nella catena di appalti e subappalti. Il sì al quesito sulla cittadinanza offrirà la possibilità a 2,5 milioni di persone che nascono, studiano, lavorano, pagano le tasse e vivono in questo Paese di richiedere la cittadinanza dopo 5 anni di regolare residenza».

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Attualità

10 Cose che Non Sapevi sulla Vita nei Piccoli Paesi Italiani

La vita nei piccoli paesi ruota attorno alla convivialità. La piazza locale è il cuore pulsante della società, viva di conversazioni, risate e cultura condivisa. È il luogo dove ci si ritrova per chiacchierare, giocare a carte, gustare un espresso e assaporare l’anima della comunità. Tradizioni come i pranzi condivisi, le sagre locali e le processioni religiose non sono semplici eventi, ma espressioni di identità e appartenenza profonda.

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10 Cose che Non Sapevi sulla Vita nei Piccoli Paesi Italiani

1. La Comunità è Tutto

Entra in un bar di un piccolo paese italiano, e con ogni probabilità il barista conosce il drink preferito di tutti e la storia della loro famiglia. In queste comunità così strette, le persone si conoscono per nome non per dovere, ma per un autentico senso di connessione. I bambini crescono circondati da volti familiari e i vicini spesso sembrano più parenti che semplici conoscenti.

La vita nei piccoli paesi ruota attorno alla convivialità. La piazza locale è il cuore pulsante della società, viva di conversazioni, risate e cultura condivisa. È il luogo dove ci si ritrova per chiacchierare, giocare a carte, gustare un espresso e assaporare l’anima della comunità. Tradizioni come i pranzi condivisi, le sagre locali e le processioni religiose non sono semplici eventi, ma espressioni di identità e appartenenza profonda.

2. La Vita Lenta è uno Stile di Vita, non una Moda

Dimentica la frenesia e la disponibilità 24 ore su 24—se non ami crazy time, allora i piccoli paesi italiani fanno per te. Qui si vive in modo più lento e consapevole. La maggior parte dei negozi chiude nel pomeriggio per il “riposo”, un momento sacro per riposarsi, mangiare o passare del tempo con i propri cari. Non è pigrizia—è equilibrio. Le attività locali mettono la famiglia prima del profitto, e la vita segue il ritmo naturale della giornata.

I pasti non sono mai frettolosi, spesso iniziano con antipasti e si articolano in più portate. Non è raro che il pranzo duri ore, specialmente la domenica. Anche il tempo non si misura al minuto, ma in momenti significativi. Sentirai più spesso “arriviamo tra poco” che orari precisi di arrivo.

3. Le Tradizioni Culinarie sono Profondamente Regionali

 Il fascino della cucina italiana sta nella sua incredibile varietà e nei piccoli paesi le ricette si custodiscono come tesori di famiglia. Ogni regione, paese e perfino villaggio ha i suoi piatti tipici e ricette tramandate da generazioni. Ciò che si mangia a cena in Valle d’Aosta può essere completamente sconosciuto in Calabria.

La cucina locale si basa su ingredienti freschi e di stagione, spesso coltivati nei propri orti. Molte famiglie continuano a fare la pasta, il pane e le salse a mano, come facevano i nonni. Le trattorie non hanno menù fissi, ma cucinano quello che è fresco quel giorno. Questi piatti brillano anche durante le feste locali dedicate ai tartufi, alle castagne o ai tortellini fatti a mano.

4. I Dialetti Sono Vivi e Vitali

In molti piccoli paesi italiani, sentirai lingue che suonano diverse dall’italiano standard. Questi dialetti locali non sono semplici slang, ma patrimoni linguistici ricchi, tramandati di generazione in generazione. Alcuni riflettono radici latine, altri incorporano elementi greci, francesi o arabi a testimonianza di antichi imperi e fusioni regionali.

Le nuove generazioni usano l’italiano standard a scuola e al lavoro, ma stanno anche riscoprendo i dialetti attraverso musica, teatro e orgoglio comunitario. Imparare qualche parola locale può aprirti le porte a conversazioni più profonde e a un’accoglienza più calorosa.

5. Le Feste Sono Grandi Eventi di Comunità

Non c’è niente come la stagione delle feste nei piccoli paesi italiani. Ogni paese ha almeno una festa all’anno, spesso in onore del santo patrono o di una specialità gastronomica locale. E non si tratta di semplici fiere di paese—mesi di preparazione, volontariato e tradizione si fondono in spettacoli di più giorni con cibo, musica, danza e fuochi d’artificio.

Le feste non sono solo momenti di svago. Sono appuntamenti sociali fondamentali, un ritorno a casa per chi se n’è andato, e un modo per preservare le tradizioni secolari. Le processioni religiose attraversano le strade in pietra e le piazze si riempiono di colori ed energia.

6. La Politica Locale è Personale

In un piccolo paese, la politica è una questione intima. È facile incrociare il sindaco al bar o durante le riunioni cittadine del giovedì sera. Le persone sono generalmente più coinvolte nelle questioni locali e le opinioni politiche si discutono con passione—spesso davanti a un espresso o un gelato.

Le riunioni pubbliche diventano occasioni per discutere proposte e condividere preoccupazioni. Con meno burocrazia, i cambiamenti avvengono più rapidamente—ma questa vicinanza significa anche che le relazioni personali influenzano fortemente le decisioni.

7. La Sostenibilità è Sempre Stata Presente

Prima che “biologico” o “zero sprechi” diventassero di moda, nei piccoli paesi italiani si viveva già così. La sostenibilità qui non è una tendenza, ma un’eredità. Molte famiglie coltivano ancora ortaggi, allevano piccoli animali e fanno la spesa al mercato settimanale. Il risultato? Meno imballaggi, cibo più fresco e un’impronta ecologica più leggera.

I rifiuti si riducono con abitudini consolidate: i barattoli si riutilizzano, gli avanzi diventano compost o cibo per animali, e i sacchetti di plastica sono quasi scomparsi. Questa è una sostenibilità nata dalla tradizione e dalla necessità, non dall’attivismo.

8. La Conservazione Storica è Parte della Vita Quotidiana

Nei piccoli paesi, la storia non è chiusa dietro una teca—è viva nella quotidianità. Le persone vivono in edifici secolari, spesso restaurati con materiali originali come pietra e legno. Chiese, fontane e lampioni risalgono a epoche lontane ma ancora profondamente rispettate.

Il restauro è spesso uno sforzo collettivo. Quando un campanile ha bisogno di riparazioni, è normale vedere coinvolti artigiani, cittadini e persino bambini. Anche le storie orali hanno un valore sacro—gli anziani raccontano la vita durante la guerra, le tradizioni del raccolto e amori di gioventù tramandati nel tempo.

9. I Giovani Stanno Tornando

Dopo decenni di migrazioni verso le grandi città, molti giovani italiani stanno tornando nei paesi d’origine, portando nuove idee, attività e vitalità. Il lavoro da remoto ha reso possibile vivere in zone rurali, con costi più bassi e legami sociali più forti.

Incentivi statali e fondi europei sostengono progetti di rilancio, dal turismo sostenibile alla conservazione del patrimonio, fino ai mestieri artigianali. Questo ritorno sta dando nuova vita ai borghi, unendo innovazione e tradizione.

10. L’Ospitalità è nel DNA della Cultura

Se hai mai sentito parlare dell’ospitalità italiana, nei piccoli paesi la sentirai moltiplicata per dieci. Gli ospiti vengono accolti con calore e generosità, spesso invitati per un caffè improvvisato o un pranzo casalingo memorabile. Qui, condividere cibo e storie è la massima espressione di affetto e accoglienza.

I locali adorano far scoprire ai visitatori i tesori nascosti del paese—che sia un sentiero panoramico, una cappella dimenticata o la gelateria più buona. Ma l’ospitalità non è solo gentilezza: è costruire connessioni vere, basate sul rispetto, la curiosità e l’apprezzamento reciproco.

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